Conversazione a 360° sulla BBC e la Rai: in cosa differiscono la Tv pubblica inglese e quella italiana?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-01-2004]
Paolo Attivissimo, uno dei redattori più conosciuti e letti di Zeus News vive da molti anni in Gran Bretagna da dove scrive e svolge la sua attività di traduttore e giornalista informatico.
Spesso in Italia si decantano le virtù della Tv inglese, la mitica BBC, ma è una bufala il mito della BBC anche rispetto alla nostra Rai che compie 50 anni? Glielo abbiamo chiesto in un'intervista esclusiva:
ZN: In Italia la Tv è centrale: se ne discute moltissimo, i giornali, soprattutto quotidiani, non sono molto letti, Internet comincia a diffondersi solo adesso, per cui la Tv è al centro della vita politica, sociale, culturale. E' così anche in Gran Bretagna?
Sono comunque una fonte considerevole di informazione (e disinformazione), e tolti di mezzo questi tabloid semiscandalistici, il cui contenuto e' fortemente controllato dagli orientamenti politici dei proprietari, ci sono testate ben piu' autorevoli che contano un elevato numero di lettori e fanno del gran giornalismo.
Sono testate che non hanno scrupoli a fare quello che curiosamente in Italia ben pochi giornalisti fanno e ben pochi editori consentono, ossia andare sul campo, magari in incognito, e fare vera ricerca, verifica e indagine.
Questo tipo di giornalismo in Italia sembra essere presente soltanto nei programmi satirici come Striscia la Notizia o Le Iene.
Un'altra differenza importante è che l'offerta televisiva inglese è molto piu' frammentata di quella italiana. Oltre ai soli cinque canali terrestri (il canale generalista BBC1, il canale 'culturale' BBC2, la TV commerciale di ITV, Channel 4 e Channel 5), ci sono infatti da anni le offerte via satellite di Sky, che contava gia' un milione di abbonati nel 1990 e ora ne ha 17 milioni.
In piu' si e' aggiunta da un paio d'anni la famosa televisione digitale terrestre tanto contestata in Italia, che inizialmente e' stato un flop ma ora, dopo un drastico cambio di politica commerciale (abolizione del canone per la TDT), sta prendendo piede, con decine di canali gratuiti. Un decoder TDT qui costa 75 euro e si compra al supermercato.
In conseguenza di questa frammentazione, e' raro che l'intera popolazione si trovi a condividere lo stesso programma, per cui una trasmissione televisiva non ha lo stesso impatto e la stessa grande audience di un evento televisivo italiano.
Ci sono alcune eccezioni notevoli, come le soap opera Eastenders e l'immortale Coronation Street, che sono in onda da sempre (la seconda è iniziata nel 1960) e sistematicamente radunano oltre dieci di milioni di spettatori a puntata e sono parte integrante della cultura locale (e' normale sentire due persone sull'autobus che discutono delle disavventure degli interpreti di "Corrie" come se si trattasse di persone reali, spesso con effetti comici), o l'autorevolissimo Ten O'Clock News della TV commerciale.
ZN: Molto spesso si contrappone la BBC alla Rai: in termini di presenza della pubblicità, in termini di informazione attendibile ed oggettiva, in termini di spazio dato a programmi di qualità come divulgazione scientifica ed artistica, concerti di musica "seria", programmi educativi. E' un mito, meglio una "bufala" o c'è qualcosa di vero?
Paolo Attivissimo: C'e' molto di vero. Innanzi tutto, la differenza che balza agli occhi e' la totale, totale assenza di pubblicita' nei canali della BBC. Niente telepromozioni, niente spot, nulla. Il canone televisivo costa 116 sterline (circa 167 euro) l'anno, ma il piacere di vedere un film o un documentario senza interruzioni val bene la differenza rispetto alla soluzione mista canone+spot della Rai.
L'attendibilita' dell'informazione BBC e' proverbiale, tant'e' vero che spesso persino nei paesi arabi -- in cui il Regno Unito non e' molto ben visto -- viene usata, tramite il World Service satellitare e radiofonico, per sapere davvero cosa sta succedendo. La BBC si vanta spesso di essere stata criticata, ai tempi del conflitto delle Falklands, dalla Thatcher per essere stata "troppo filoargentina".
C'e' da dire comunque che c'e' una sorta di censura piuttosto pesante, o per meglio dire una scelta di produrre informazione rassicurante, combinata con un'etica professionale molto rigorosa e rispettata. Qui l'integrita' del giornalista e' tutto.
Proprio in questi giorni, un celeberrimo conduttore televisivo, Robert Kilroy-Silk, si e' visto sospendere il programma per aver fatto delle affermazioni razziste (anti-islamiche) in un articolo di giornale. Qui in GB, una microfonata in faccia come quella di Del Noce all'inviato di Striscia la Notizia sarebbe costato il posto al direttore di Raiuno.
Il telegiornale non e' gridato, non si sbattono immagini di pozze di sangue in prima serata, si avvisano i telespettatori se ci sono sequenze con flash ripetuti di fotografi (possono indurre crisi negli epilettici) o immagini troppo crude (mai comunque trasmesse prima delle 21, ora dello "spartiacque" o "watershed", ossia del momento in cui in teoria i bambini vanno a letto -- e molti lo fanno davvero).
Questo non significa che non vi sia informazione o che vi siano tabu': dopo le 21 va in onda davvero di tutto. Non intendo pornografia (quella va in onda sui canali commerciali, ed e' comunque piuttosto soft), ma documentari sui temi piu' delicati e difficili, dall'eutanasia alla vita di chi e' stato sfigurato dalla guerra (un reduce delle Falkland che ha perso letteralmente il viso e' diventato un testimonial di molte campagne sociali) alla vaginoplastica, senza imbarazzi o mascherine a coprire dettagli anatomici.
Johnny 'Rotten' Lydon puo' parlare liberamente di far sesso con la regina senza essere oscurato. Purtroppo questo non ha aiutato gli inglesi, finora, a togliersi di dosso la proverbiale difficolta' a parlare seriamente di sesso, col risultato che l'isola e' in testa alla classifica delle gravidanze minorili, ma questa e' un'altra storia.
Il fatto di avere una chiara missione culturale su mandato del governo e di non essere soggetta ai vincoli numerici di audience ma a quelli piu' sfumati di "gradimento" (non importa avere 10 milioni di spettatori distratti, importa averne 500.000 entusiasti) ha permesso alla BBC di mantenere una tradizione di produzione di documentari esportati in tutto il mondo, al punto che la BBC e' il secondo esportatore mondiale di programmi televisivi dopo gli Stati Uniti.
ZN: Tv e Politica. In Italia sempre più si parla di una Rai troppo dipendente o censurata dal Governo, quello in un dato momento in carica, prima di CentroSinistra e poi di CentroDestra. In Gran Bretagna abbiamo avuto, però, lo scontro tra il Premier laburista Blair e la BBC a proposito del dossier armi segrete e il connesso suicidio dello scienziato. Un parere spassionato, Paolo?
Paolo Attivissimo: La mia impressione e' che in Italia (seguo i canali Rai via satellite) la Rai, come la TV commerciale, abbia sempre operato una sorta di "autocensura preventiva" per ingraziarsi il potente di turno. Non mi sembra che la cosa sia piu' marcata oggi rispetto a prima.
Ricordiamo tutti l'espulsione di Beppe Grillo per una battuta sui socialisti, e in tempi piu' lontani Tognazzi e Vianello ostracizzati per un'allusione al Presidente della Repubblica. Avendo avuto occasione, nel mio piccolo, di parlare con alcuni personaggi Rai, ho avuto la chiara sensazione che ci sono cose che si sanno ma che e' meglio non dire per non trovarsi la carriera bloccata; parlo non solo di questioni politiche, ma anche di interessi commerciali.
Ci sono alcune grandi aziende italiane, quelle del "salotto buono", che non verranno mai criticate dalla Rai (con la lodevole eccezione di "Mi Manda Raitre" e talvolta di "Report"), punto e basta. E questo non avviene perche' dall'alto arriva la velina, come molti immaginano, ma perche' il funzionario Rai intuisce (o pensa di intuire) cosa risultera' sgradito al potente.
Per la questione Blair/BBC, e' stato a mio avviso da un lato un caso esemplare di dimostrazione dell'autonomia della televisione di stato, che e' televisione "di stato", ossia espressione della nazione, non "del governo", ma dall'altro uno scivolone verso il sensazionalismo.
La BBC ha sbagliato nel non tutelare adeguatamente la riservatezza della sua fonte (il dottor Kelly, poi suicidatosi in circostanze poco chiare), ma anche il governo si e' trovato in imbarazzo quando si e' smascherata l'inconsistenza delle sue affermazioni sulla minaccia militare irachena e soprattutto la fonte usata per gran parte del dossier (una ricerca condotta da uno studente anni prima, copiata spesso parola per parola).
Va detto che quello che qui viene definito "sensazionalismo" è quello che succede tutti i giorni nei telegionali italiani: si sbatte il presunto mostro in prima pagina, si domanda "che cosa ha provato" alle persone sopravvissute alle tragedie piu' disumane, e poi eventualmente si pubblica la rettifica. Rispetto agli standard della BBC, e' stato uno scivolone; rispetto agli standard italiani, purtroppo, e' stato un evento di ordinaria amministrazione.
ZN: Come vedi il rapporto Rai-Tv private e quello BBC-Private inglesi?
Paolo Attivissimo: Molto semplicemente, in Italia da tempo non c'e' contrapposizione fra le due entita'. Con l'eccezione dei programmi per bambini (che mi trovo a frequentare per ragioni di famiglia), faccio fatica a distinguere, se non per il logo, i programmi Rai da quelli delle TV private (perlomeno quelli delle reti Mediaset; taccio, per decenza, sul livello infimo delle televisioni locali, ridotte a deposito di vecchi cartoni giapponesi e squallidi telepromotori).
Rai e Mediaset hanno entrambi telepromozioni e spot; spesso si copiano a vicenda i format televisivi; entrambi rincorrono l'audience pura (il numero di spettatori). Che differenza c'e'?
In Inghilterra, invece, la contrapposizione e' netta: la mancanza di spot e l'impostazione piu' pacata e autorevole rende facile distinguere la TV commerciale (che e' sfacciatamente commerciale e se ne vanta) da quella nazionale (che e' orgogliosa di fare, come dicevo, programmi che magari vengono visti da quattro gatti ma a quei quattro gatti piacciono tanto).
La TV privata locale in Inghilterra sostanzialmente non esiste, in quanto non si e' mai passati dalla fase delle "antenne selvagge" degli anni Settanta: la TV commerciale e' divisa in concessioni regionali, e ciascuna emittente irradia programmi leggermente diversi e un telegiornale locale differente per ciascuna regione (un po' come fa Raitre).
Penso che dalla TV inglese ci siano lezioni da imparare per tutti gli operatori televisivi italiani, in termini di etica professionale, di soluzioni per l'introduzione delle nuove tecnologie, di tutela del cittadino e della sua privacy e di tutela dei minori.
C'e' tanta gente di talento nel settore televisivo italiano, davanti e dietro le telecamere. E' un peccato vederla soffocata da funzionari che si ritengono semidei e trattano lo spettatore come un cretino a cui va bene qualsiasi cosa (o per meglio dire, qualsiasi coscia).
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