Rissa da cortile nel fulcro della guerra tra copyright e opensource. Ma in Italia non va tanto meglio.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-12-2005]
Lo stato USA del Massachusetts è sicuramente l'epicentro mondiale della lotta tra multinazionali della proprietà intellettuale e il fronte del Free Libre Open Source Software (FLOSS).
Lì trova sede il Mit Media Lab di Nicholas Negroponte, padre di One Laptop Per Child (un portatile per ogni bambino), il progetto che potrebbe assestare un colpo terribile alle multinazionali dell'IT.
All'interno degli stessi confini statali, si sta combattendo la cruciale battaglia per i formati aperti dei documenti. Lo stato ha imposto, infatti, l'uso dei formati OpenDocument agli uffici pubblici. E siccome Microsoft, nonostante i comunicati concilianti, rifiuta di adottare questo standard, dal 1 gennaio 2007, Office sarà ufficialmente fuori dall'amministrazione pubblica del Massachusetts.
Come tradizione in Massachusetts, si gioca davvero pesante. L'ultima mossa è l'accusa di Peter Quinn per corruzione perché è stato invitato alle conferenze sui formati aperti a spese degli organizzatori.
A sostenere la battaglia, due vecchie volpi democratiche, il segretario di stato William Galvin, e un potente senatore, Mark Pacheco. Che dietro di loro ci sia Microsoft non è un mistero, visto che molte associazioni che si oppongono ai progetti statali sono state fondate proprio dall'azienda di Mr. Gates.
Sullo sfondo della vicenda, le elezioni del prossimo anno per il rinnovo del governatore, che vedranno Romney opporsi a un candidato democratico ancora da scegliere. Chi, tra i contendenti, riuscirà ad accaparrarsi il cospicuo assegno di zio Bill, a sostegno della campagna elettorale?
Per completezza di informazione, ricordiamo che dietro i repubblicani c'è anche il main sponsor di OpenOffice: Sun Microsystems, società non certo paragonabile al colosso di Redmond, ma ben più influente dello squattrinato movimento FLOSS.
Questa è l'America, bellezza. Democratici e repubblicani si comportano, qui come altrove, solo come raccoglitori di contributi, a disposizione di questo o quel potere di turno. Sono tempi duri per chi aveva affidato al movimento FLOSS le speranze per un cambiamento dell'economia, della politica, della società.
In Italia c'è poco da ridere: anche qui la politica tradizionale non sembra avere risposte per le istanze del movimento. L'attuale maggioranza, per esempio, è palesemente spalmata sulle posizioni delle multinazionali (vedi decreto Urbani e similia).
Neppure nel programma dell'Unione sembra esserci traccia del modello opensource come motore di sviluppo economico sano, pluralista e micronizzato.
Latita pure l'attenzione di tutte le forze in campo, se si esclude il solito Cortiana, sui temi che saranno decisivi nel mondo che verrà: la condivisione del sapere, la proprietà intellettuale, l'accessibilità ai contenuti multimediali.
È duro ammetterlo, ma ci sono paesi, considerati "da terzo mondo", ben più avanti di noi su questi aspetti.
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