Storie di ordinaria precarietà

Bella e sconvolgente la nuova antologia di Aldo Nove dedicata alla vita, al dolore e alle speranze dei lavoratori precari.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-04-2006]

Le elezioni si sono appena concluse, con il loro esito fragile e indecifrabile, ed è ritornato il festival delle polemiche sulla precarietà del lavoro e dei lavoratori. C'è chi (come la Cgil) chiede al nuovo Governo di impegnarsi ad abrogare la legge 30, detta anche Biagi, che ha favorito il boom della precarizzazione; c'è chi (come Treu) vorrebbe limitarsi ad abolire gli aspetti peggiori della legge come il job on call, il contratto di inserimento, lo staff leasing; e c'è chi (come Berlusconi) vorrebbe una grande coalizione con la sinistra per mantenere la legge Biagi cosi com'è, come chiede anche la Confindustria di Montezemolo.

Alla fine quello sulla flessibilità sembra tutto un discorso fatto tra addetti ai lavori: politici, sindacalisti, imprenditori e giornalisti che si rimpallano e si punzecchiano ma, alla fine, tutti hanno da tempo e per molto tempo ancora davanti un posto fisso, un lavoro sicuro, prospettive garantite e di crescente benessere.

Quello che ci si dimentica sono le donne e gli uomini in carne e ossa, i lavoratori precari / flessibili; per non diventare come loro, i giovani francesi hanno occupato per giorni università, licei e piazze, si sono scontrati con la polizia e hanno bloccato treni e autostrade, facendo retrocedere Chirac e Villepin.

Le loro vite terribilmente concrete sono raccontate in un'antologia che merita di essere letta per capire l'Italia di oggi, che Aldo Nove pubblica per i tipi di Einaudi: "Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese".

La storia di Roberta che lavora in uno dei tanti centri di recupero scolastico, sfruttata e iperprecaria, riflette lo spirito di questa generazione: è la prima, dopo quella dei loro padri e genitori, a non avere fiducia nel futuro, a non considerare possibile migliorare, nemmeno attraverso lo studio, il lavoro, i risparmi, le lotte collettive, la propria condizione di vita, destinata invece a peggiorare o a non uscire mai dal tunnel dei lavoretti a tempo.

Aldo Nove ha raccolto queste storie: "Storie. Urgenti. Sono dappertutto. Vanno raccolte. Dobbiamo dircele". Sono quella di Riccardo, programmista in una società che realizza format televisivi, a cui il suo "padrone", un giorno, spiega così la mentalità che regge la nuova economia: "Bisogna minare le sicurezze individuali per fare funzionare un'azienda come questa. Perché se tu ti senti sicuro, avanzi pretese. Se ti senti bravo, ti viene in mente di chiedere di più. Invece ti viene chiesto di non essere troppo bravo. Chi è troppo bravo vuole troppo, se si accorgono che sei troppo bravo ti affidano delle cose impossibili, così che tu possa fallire e abbassare la testa."

Tagliamo la testa al toro e diciamo che anche questi giovani non sono contro la flessibilità: "Mi andrebbe bene la flessibilità, se questa mi desse effettivamente l'opportunità di cercarmi altri lavori, di potere scegliere, di guadagnare di più. Purtroppo non è così. Se hai bisogno di lavorare due mesi l'unica cosa che posso fare è andare a friggere patatine al McDonald's."

Una generazione raccontata bene come non mai, che non crede alla politica: "Se lavori quattordici ore per tirare avanti, come molte persone che conosco, senza nessuna prospettiva a medio o lungo termine, e non trovi neanche il tempo per fare l'amore con la tua fidanzata, come fai a occuparti di politica? A fare carriera, anche nella sinistra, sono sempre i quadri di partito, i figli di papà."

Nell'antologia, i racconti, usciti prima sul quotidiano Liberazione, sono tutti belli e fanno anche amaramente ridere: dalla ragazza bella ingaggiata da un'agenzia matrimoniale per disilludere i clienti alla ricerca di bellone perché si accontentino di cosa passa il catalogo, allo squallore delle massaggiatrici ingaggiate per shiatsu (e magari qualcosa in più), agli uffici stampa delle case editrici che fanno solo copia e incolla e chiedono copia e incolla...

Scheda
Titolo: Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese
Autore: Aldo Nove
Editore: Einaudi
Prezzo: 12,50 euro

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (ultimi 5 di 11)

messaggio editato da un moderatore (basta con lo spam!)
21-1-2008 13:23

benvenuto Littleparsley!!! condivido praticamente tutto quello che hai detto. i nostri coetanei sono generalmente degli smidollati.
26-5-2006 22:07

Tutto giusto però.... Leggi tutto
26-5-2006 05:33

{utente anonimo}
e' difficile difendere il bene dei lavoratori Leggi tutto
17-5-2006 10:54

{utente anonimo}
flessibilità non è precarietà Leggi tutto
23-4-2006 18:12

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