Prodi non si oppone all'arrivo degli americani dell'At&T in Telecom Italia: in fondo li ha corteggiati per tanti anni.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-04-2007]
Molti pensano che il pervicace silenzio di Romano Prodi sulle vicende dell'offerta degli americani dell'At&T di comprarsi la Telecom dalla Pirelli di Tronchetti sia giustificata da un opportuno silenzio dopo le tante polemiche e le accuse di dirigismo, anche ingiuste, subite da Prodi all'epoca del caso Rovati, con lo scontro con Tronchetti e le dimissioni del suo migliore amico da consigliere economico del premier.
Non intervenire e se poi il mercato dovesse battere il disegno di Tronchetti meglio così ma se gli americani dovessero vincere meglio non inimicarsi i nuovi padroni. In realtà Prodi non è poi così contrario all'ingresso degli americani in Telecom, sia pure affiancati da un pool di banchieri di sua fiducia come i Bazoli e i Passera.
Prodi giudica l'At&T un ottimo partner per l'industria italiana delle telecomunicazioni fin da quando, durante la sua prima presidenza IRI, volle che la nostra maggiore industria manifatturiera di centrali ed apparati di telefonia, l'Italtel, che con la Sip era controllata dalla Stet, si alleasse e avesse addirittura uno scambio azionario con l'AT&T.
Infine il suo uomo di fiducia per le Tlc, quel Tommaso Tomasi di Vignano, già capo del personale della Sip e poi amministratore delegato della Sip prima della privatizzazione e poco dopo, cercò inutilmente per un anno un'alleanza organica con l'At&T che comprò anche circa il 2% delle azioni di Telecom dallo Stato.
Per questo, molto probabilmente, durante o anche fuori dall'incontro avuto con l'ambasciatore Usa Spogli, Prodi deve aver dato le più assolute garanzie che, se gli americani vorranno fare sul serio e non solo aiutare Tronchetti ad alzare il prezzo della sua uscita, lui non solo non si metterà di traverso ma proteggerà questo investimento yankee anche contro chi, nella sua stessa maggioranza, vede gli Usa come l'impero del male.
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