Guerra e Covid, la crisi dei chip non finirà tanto presto

Si prepara un'imminente crescita dei prezzi.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-03-2022]

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Dura ormai da mesi la cosiddetta crisi dei chip, causata da difficoltà nell'approvvigionamento dei semiconduttori indispensabili a produrre i circuiti integrati grazie ai quali buona parte del mondo moderno riesce a funzionare.

La soluzione al momento è tutt'altro che in vista. A causa della guerra in Ucraina, infatti, un ulteriore elemento viene ad aggiungersi e ad aggravare la crisi: la mancanza di neon.

Due aziende ucraine, Ingas e Cryoin, responsabili di circa il 50% della fornitura mondiale di neon di elevata ed elevatissima purezza, sono infatti state costrette a interrompere le consegne senza, come si può immaginare, poter indicare una data per la ripresa.

Poiché il neon è un elemento indispensabile all'industria dei semiconduttori, si capisce come l'accaduto possa avere ripercussioni serie sulla produzione mondiale di chip che, come dicevamo, già non gode di ottima salute.

I diversi produttori hanno fatto sapere di avere per il momento sufficienti scorte di neon a elevata purezza da non subire contraccolpi immediata dovuti allo stop della fornitura, ma l'impossibilità di prevedere l'evoluzione della situazione non consente di stare tranquilli.

Ci si può quindi aspettare una crescita dei prezzi del neon adatto alla realizzazione dei semiconduttori, che si rifletterà nella crescita dei prezzi dei semiconduttori stessi e, infine, dei circuiti integrati.

Anche i prezzi delle altre materie prime sta peraltro salendo, poiché salgono i prezzi dell'energia: ciò è v ero in particolare per alluminio e nichel, la cui produzione è particolarmente esigente in termini di consumi energetici.

A tutto ciò bisogna infine aggiungere una situazione contingente che si spera di breve durata: la città cinese di Shenzen è infatti nuovamente in lockdown a causa della scoperta - secondo quanto dichiarato dal governo cinese - di nuovi casi di Covid-19.

Shenzen dovrebbe essere un nome noto a quanti si interessano di tecnologia, poiché lì si trovano le fabbriche che producono i componenti di una gran quantità di marchi noti, come Apple e Samsung.

Foxconn e Unimicron, due di queste fabbriche, hanno già sospeso ogni operazione fino a nuovo ordine, anche se hanno comunicato di avere pronti dei piani per poter recuperare il tempo perduto.

Tali rassicurazioni però evidentemente non sono state prese troppo sul serio da Apple, la quale ha già reso noto che ci saranno dei ritardi delle consegne dei nuovi Mac Studio, da poco presentati: in particolare, i modelli di fascia più alta non arriveranno prima della metà di aprile, e in certi casi si deve attendere sino alla fine di maggio.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (3)

Troveranno il modo di resuscitarla e ripropinarcela in una nuova salsa se ne vedranno un utile, sempre che qualcuno prima non passi alla globalizzazione nucleare... :incupito:
26-3-2022 11:59

La globalizzazione sta morendo. Prima in un letto d'ospedale, ora sotto le cannonate.
21-3-2022 11:54

Certo che concentrare le produzioni in pochi siti specifici forse permetterà di ridurre i costi ma, quando succedono queste crisi, permettono anche di speculare a più non posso sulle situazioni che si vengono a creare. Un altro splendido vantaggio della globalizzazione... solo per pochi però.
19-3-2022 15:18

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