Le telco e il gioco delle tre carte

La vocazione allo statalismo colpisce ancora. Padoa-Schioppa avrebbe sollecitato l'intervento di Generali nella vicenda Telecom.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-05-2007]

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Antoine Bernheim, presidente di Generali, sarebbe stato "contattato" dal ministro per l'Economia in merito a una possibile partecipazione della finanziaria all'acquisto di Telecom. Dopo aver assicurato l'appoggio all'azione del Governo, ovviamente Bernheim ha chiesto qualcosa in cambio e cioè un analogo trattamento in caso si verificasse in futuro un tentativo di scalata di imprese estere a Generali.

Quello che colpisce in tutta la vicenda sono le contraddizioni e le mezze bugie travestite da mezze verità e viceversa fornite dalle parti in causa e principalmente dal Governo nel suo complesso, che dovrebbe sedere in una casa di vetro dentro cui può guardare non soltanto ogni curioso ma anche ogni cittadino che si trovi a passare di lì.

Può essere che i padri costituenti avessero pensato di edificare sulla trasparenza e per la trasparenza, ma è indubbio che il tempo ha steso la sua patina e ora quei vetri andrebbero sottoposti a una pulizia a fondo come si faceva una volta, ad acqua sapone e fogli di vecchi giornali.

Le diffidenze manifestate in sede europea e sudamericana dai rispettivi antitrust nascono soprattutto dalla opacità delle transazioni ormai tutte sulla tecnica della scatole cinesi (chi è proprietario di che cosa, che è controllata da chi, il quale a sua volta...) aggravata dalla costante ingerenza della politica nella vita economica -ed è noto a tutti che senza motivo il cane la coda non la muove- e reiterata dalla espressa simpatia o antipatia istituzionale verso alcune imprese e finanziarie nazionali.

Anche a prescindere dalle cose in sospeso o da completare, non ultima la temporanea permanenza di alcuni uomini di Tronchetti Provera nel Cda che resteranno in carica fino al completamento della transizione e quindi circa fine anno, resta il nodo dei futuri ingressi di altri soci.

Uno dei futuri soci potrebbe essere Monte dei Paschi, tanto per non far nomi, che è gradita al governo ma che gradirebbe entrare piuttosto (anche qui la fiducia regna sovrana) solo dopo un coro di assensi da parte di tutte le Fondazioni che controllano le banche concorrenti; quanto a Fininvest, può essere che provi a rientrare al tavolo del poker tramite la partecipazione Mediobanca, ma con l'aria che oggi a livello politico tira contro la holding, pare assi difficile. E si potrebbe continuare a lungo.

Intanto il capitale estero sta a guardare, cercando di capire se sia ancora conveniente cercare a investire in Italia piuttosto che in Cina o in Corea, se sia meglio fare affari con i successori di Putin o con quelli di Castro. Quello che la nostra politica non vuole realizzare, è che l'UE è in posizione di retroguardia per quanto attiene l'economia mondiale, e che il nostro Paese è l'ultimo della fila.

Siamo quelli cioè che per forza di cose non hanno gambe per cercare di viaggiare alla medesima velocità di quelli di testa ma ora è stata abolita persino la preoccupazione di non aver alcun riparo alle spalle; anche in basso, dove le oneste spalle cambiano nome.

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