Per Bernabè, alla guida di Telecom Italia, le cose da fare sono molte, ma solo due sono quelle veramente importanti: dare nuovamente la centralità al cliente e dare sicurezza al personale che lavora.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-11-2007]
Ormai è fatta: il tandem Galateri-Bernabè si insedierà alla guida di Telecom Italia, dopo un travaglio durato mesi, con Tronchetti Provera che non vuole mollare il controllo attraverso i suoi uomini in Telecom, i disagi dell'investitore spagnolo, le liti tra Geronzi e Bazoli (i due banchieri-padroni dell'economia italiana), le interferenze della politica, e via discorrendo.
Comunque, se Galateri è più uno yes-men, Bernabè gode di sufficiente autorevolezza internazionale e interna per garantirsi la più ampia indipendenza dalla politica e dagli azionisti vecchi e nuovi.
Molti, in questi giorni, si dedicano a fissare un ipotetico vademecum per il nuovo management Telecom Italia: dalla necessità di una maggiore trasparenza su questioni annose come le intercettazioni e i rapporti con l'Authority fino alla questione dello scorporo della Rete o, per lo meno, di una sua maggiore e più forte autonomia gestionale a tutela della concorrenza e dei concorrenti.
In realtà le cose essenziali e prioritarie per Bernabè, in Telecom Italia, sarebbero veramente solo due. La prima è ridare la centralità al cliente, e intendiamo a tutti i clienti: quelli a basso traffico, quelli nelle piccole aziende, quelli che vivono in frazioni isolate o anche solo in piccoli centri, quelli che attendono da anni ancora l'Adsl e quelli che attendono per giorni la riparazione della linea di casa. E quelli che non riescono a farsi fare un rimborso da mesi o non riescono a ottenere di non pagare un 899 mai chiamato.
Sono state fatte più di mille campagne per l'immagine, ma questa semplice operazione di dare priorità al cliente andrebbe posta sullo stesso piano della necessità di fare numeri, di centrare obbiettivi sfidanti, di realizzare piani o idearne di nuovi, di incassare a breve e di aumentare la redditività a qualsiasi prezzo, anche quello di deprimere investimenti e qualità, come si è fatto in questi anni.
Sarebbe una vera rivoluzione, che Bernabè deve avere il coraggio di portare avanti vincendo la volontà dei nuovi azionisti di un ritorno veloce sul loro investimento.
La seconda necessità è quella di dare sicurezza al personale; questo non significa sottrarsi alle sfide del cambiamento e dell'aggiornamento, del miglioramento di produttività e qualità, ma significa farla finita alla ricerca di sempre più appalti, esternalizzazioni, outsourcing, come l'unica panacea, della mobilità per il gusto della mobilità, dell'insicurezza e della paura come armi di gestione delle risorse umane.
Cose semplici, sagge, essenziali e minimali; ma forse molto difficili.
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