Va bene ridurre il numero delle intercettazioni ma non si deve ridurre la liberà di informazione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-06-2008]
La situazione italiana di evidente abuso dello strumento investigativo delle intercettazioni richiedeva certamente una legge che ne restringesse l'ambito di utilizzo e le procedure per autorizzarle. Lo stesso "scandalo Tavaroli", con una organizzazione illegale interna a Telecom Italia che teneva sotto contro ignari cittadini, politici, sindacalisti, giornalisti, non avrebbe potuto verificarsi se non ci fosse stata una potente centrale che, a livello nazionale, supportava le intercettazioni legali.
Il problema è che questo centrodestra, così sensibile alle intercettazioni ordinate dalla magistratura, non fu altrettanto sensibile né al governo dal 2001 al 2006 (quando con la complicità di parti dei servizi segreti si sviluppo la strategia di Tavaroli), né all'opposizione. Anzi, Renato Farina, il giornalista più coinvolto in queste torbide trame, tanto da essere espulso dallo stesso Ordine dei giornalisti, è stato eletto senatore da Forza Italia.
Un conto è restringere la possibilità delle intercettazioni da parte della magistratura. Questo è un tema che dovrebbe essere più caro alla sinistra (garantista per definizione) che a una destra, che invece su una "emergenza sicurezza", in parte gonfiata e molto strumentalizzata, ha costruito le sue fortune elettorali.
Intraprendere la strada del carcere, invece delle sanzioni pecuniarie più elevate per gli editori, dà l'idea di una volontà di ridurre e limitare soprattutto il diritto di informare ed essere informati. Si potrebbero invece penalizzare quanti, violando il segreto d'ufficio, forniscono i testi delle intercettazioni: dai giudici ai cancellieri, ai componenti delle forze dell'ordine.
In un Paese come l'Italia, il sistema informativo già soffre di limiti pesanti: la concentrazione in poche mani dell'editoria e della pubblicità, il conflitto di interessi, il disinteresse e lo scarso numero dei lettori, l'egemonia della Tv sui media, la precarietà lavorativa di troppi giornalisti.
Queste gravi misure che si prospettano peggiorano solo la situazione. A sostenere questa tesi non è solo la stampa di sinistra o antiberlusconiana: lo affermano anche giornalisti dichiaratamente simpatizzanti per il centrodestra come Mario Cervi e il presidente dell'Ordine dei giornalisti Angelo Del Boca.
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