Diario di un Invisibile. Le dodici dita dell'infermiera Paola si muovevano velocissime.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-10-2011]
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Diario di un Invisibile
Nel reparto ospedaliero mi prese in consegna una bella brunetta dagli occhi verdi, piuttosto tonda ma decisamente sexy. In particolare mi colpirono le sue mani mentre riempiva una scheda con i miei dati, aveva delle dita lunghissime ed affusolate con unghie curatissime e... Oddio! Aveva sei dita per mano e le muoveva tutte con naturalezza.
Evidentemente si accorse della mia sorpresa.
"Si, sono una mutazione genetica ma di tipo progressivo. Ho dodici dita e le uso tutte benissimo."
Cercai di trarmi d'imbarazzo con una battuta:
"Bravissima dattilografa allora."
"No, non ho mai imparato la dattilografia e scrivo con due dita ma quello che vedi é solo l'apparenza. Il fatto é che nelle mani ho il triplo delle terminazioni nervose di un comune umano e con queste posso fare cose che nemmeno immagini."
Le agitò nell'aria.
Confesso che nella mia fantasia, non furono proprio limpide e lecite le capacità che immaginai potesse avere in quelle dodici dita. Ma nel tempo scoprii veramente cosa significava. Assunse un atteggiamento cordialmente professionale.
"Allora Alberto, benvenuto fra noi. Dalla nota che il dottor Marsi mi ha mandato vedo che potresti essere molto utile nella ricerca che stiamo portando avanti. Non hai nulla da temere, ti tratteremo bene; solo di sottoporremo a qualche test non invasivo e per niente doloroso. Roba di pochi giorni in cui sarai nostro gradito ospite, poi se vorrai ti aiuteremo ad avere un miglior controllo della tua... particolarità con un semplice corso d'addestramento piuttosto divertente. Metti la firma su questi documenti per favore."
Porgendomi le carte da firmare mi sorrise in un modo che avrei accettato anche un patto con il diavolo.
Dieci giorni dopo maledivo cordialmente la bella capo infermiera Paola (questo il suo nome) e il dottor Marsi. Non avrei mai creduto esistessero tanti esami di laboratorio a cui un umano poteva essere sottoposto; mi avevano rivoltato come un calzino, ero continuamente sotto osservazione, ogni mio parametro misurabile era stato misurato e rimisurato per verifica. Non ne potevo più; eppure quando stavo per esplodere un qualche intervento di Paola o di Giovanni, mi riportava in uno stato collaborativo e complessivamente remissivo.
Ero stato forse ipnotizzato o quantomeno plagiato? Il fatto era che le conversazioni quasi quotidiane con Marsi erano, senza nessun alone di misticismo, in qualche modo illuminanti e mi aprivano degli spazi di comprensione sorprendenti. L'articolo continua qui sotto.
"Adesso immagina, se non fossimo intervenuti e se stessi all'oscuro della malattia, da solo con quelle che si presentano come allucinazioni, cosa penseresti?"
"Di essere diventato matto ovviamente."
"Ed è proprio quello che pensa di se stesso chi ha voluto ignorarti. E' convinto di essere pazzo e cerca di dissimularlo. Tu non lo faresti, specie se temi di perdere qualcosa... magari il posto di lavoro?"
Annuii convinto.
"Per autodifesa tentano la normalità ma non può durare a lungo. Capisci che se l'inutile invisibile di turno è il tuo capo la cosa diventa un problema." Sorrise beffardo.
"Inoltre qualcuno ha cominciato a capire che ci sono diversi inutili anche fra le cariche più importanti... Immagini le ripercussioni?"
Capivo perfettamente. Altro che invisibilità come nei film e nei fumetti, questa era una specie d'imbarazzante chiaroveggenza che dava più problemi che altro nel nostro sistema sociale. Specie a chi l'aveva.
[...]
Luca si avvicinò a Matteo.
"Allora che si dice?"
"Situazione stazionaria, mi manca un pò d'azione."
"Pare che ne avremo presto a sentire il Doc."
"Marsi è entusiasta del nuovo acquisto."
Luca sorrise.
"Sì, a me sembra piuttosto imbranato anche se simpatico, non capisco come potrebbe essere colui che aspettavamo."
"Giovanni ha le sue teorie. Effettivamente il dottore finora ha mostrato di sapere il fatto suo ma su questa cosa sono perplesso anch'io. Veramente imbranato il tipo."
[...]
Le dodici dita di Paola si muovevano velocissime nel fissarmi intorno al corpo e agli arti delle fasce plastiche da cui uscivano dei cavi che terminavano in un macchinario.
"Oggi di cosa sono cavia?"
"Tenteremo di rilevare i punti esatti di risonanza dei campi che emetti e ti reindurremo un campo opposto leggermente sfasato, verificando se si crea un terzo campo indipendente e modulabile."
Ovviamente afferravo il significato dei singoli termini ma cosa sarebbe significato sulla mia pelle mi sfuggiva.
"Suona pericoloso."
"Ma no, stai tranquillo. Chiudi gli occhi e rilassati, cominciamo." Rispose Paola avviando il macchinario con le sue fastastiche dodici dita.
Effettivamente non sentivo niente e stavo iniziando a temere di passare le seguenti decine di minuti annoiandomi... non che mi fossi divertito troppo nei giorni passati.
Improvviamente la botta. Cominciai a sentire nelle mie orecchie, con nitidezza mai provata prima, i suoni che facevano i fenomeni naturali delle VLF. Poi (improvvisamente) i suoni esplosero in colori nei miei occhi e assunsero forme in cui riconobbi strutture geometriche derivabili da funzioni sinusoidali; man mano che fluivano assumevano il senso di una codifica comprensibile alla mia mente e cominciai a comprenderne il messaggio intrinseco.
Non so per quanto tempo mi trovai in questo stato ma ricordo che risvegliandomi mi trovai l'ago di una siringa infilato nel braccio e Paola che stava prelevandomi del sangue. Istintivamente mi contrassi.
"Stai calmo Alberto. Solo un piccolo prelievo, dobbiamo verificare degli enzimi. Stai bene vero?"
Annuii. Ero confuso e chiusi gli occhi. Vidi ancora le forme colorate. Riaprii gli occhi e sbattei le palpebre tanto forte che mi parve di sentirne il suono. Mi accorsi che come ombre sfumate i colori erano ancora presenti. Aleggiavano intorno a tutto con le forme e le sequenze che avevo visto durante il test.
Queste percezioni erano particolarmente intense intorno agli oggetti connessi alla rete elettrica ma più di tutto lo erano intorno a Paola. La fissai nel turbinio di colori che la circondava, rispose al mio sguardo e il rosso era il colore dominante. Con un braccio l'avvicinai e lei mi lasciò fare in un vortice di toni cromatici dal rosso sangue al porpora. Le nostre labbra si toccarono.
[...]
Nda: Chi vuole sentire i suoni uditi da Alberto (con minore nitidezza) potrà farlo in questa pagina della Iowa University.
Avviso importante: il prossimo capitolo per il contenuto potrebbe turbare i più giovani e gli animi sensibili. Lo considero VM 14 e sconsigliato ai deboli di stomaco... ve l'ho detto, non lamentatevi dopo.
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A rotta di collo
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