Per la prima volta un Papa dedica un documento ufficiale a Internet: è il Messaggio tradizionale per la Giornata delle Comunicazioni Sociali che ha il titolo "Internet: un nuovo Forum per proclamare il Vangelo". Vediamone spunti originali e limiti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-01-2002]
Sono innumerevoli i documenti pontifici che si occupano dei libri e dei giornali, da Pio XII in avanti sono numerose le prese di posizione dei Pontefici sui mezzi di comunicazione sociale moderni come Radio, Tv, Cinema; mancava nel Magistero della Chiesa una trattazione specifica del tema, così nuovo, di Internet. Questo vuoto lo colma ora Giovanni Paolo II con il suo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, appuntamento tradizionale di ogni anno in cui il Papa parla dei mass-media.
Il Titolo del Messaggio è: "Internet: un nuovo Forum per proclamare il Vangelo" e si può integralmente leggere sul sito ufficiale del Vaticano.
Il Papa afferma: "La Chiesa si avvicina a questo mezzo con realismo e fiducia..." e poi fa un paragone che mi pare originale e bello: "Internet è certamente un nuovo forum, nel senso attribuito a questo termine nell'antica Roma, ossia uno spazio pubblico dove si conducevano politica e affari, dove si adempivano i doveri religiosi, dove si svolgeva gran parte della vita sociale e dove la natura umana si mostrava al suo meglio e al suo peggio. Era uno spazio urbano affollato e caotico che rifletteva la cultura dominante, ma creava anche una cultura propria. Ciò vale anche per il ciberspazio".
Fin qui siamo in un ambito eminentemente religioso, che può interessare soprattutto i fedeli, ma il Papa tocca anche aspetti sociali e culturali, che invece possono interessare tutti.
Giovanni Paolo II si chiede se la rivoluzione elettronica, che può innescare un grande progresso per i Paesi in via di sviluppo, non rischi di aggravare le disuguaglianze se non viene colmato il divario in fatto di accesso alle infrastrutture e risorse per la comunicazione.
Così come si chiede, in un tempo che è di guerre, se la Rete, "meraviglioso strumento, concepito in origine nell'ambito di operazioni militari", possa servire la causa della Pace. Il Papa afferma che questo non solo è auspicabile ma possibile.
Un primo limite si può ravvisare dove il Papa, che pure è sempre stato molto sensibile alla causa dei diritti umani e delle libertà, sollecita l'intervento dei poteri pubblici per reprimere gli usi negativi della Rete ma non si sofferma sulla repressione della libertà della Rete che regimi autoritari e poteri economici attuano.
Il Papa evidenzia anche il rischio che Internet possa diffondere una cultura relativistica, dell'effimero, dell'istante, che deprime la capacità di contemplare, meditare e porsi le domande fondamentali.
La brevità del testo che impedisce di approfondire queste affermazioni può far indurre a credere che questi rischi reali siano da imputare al mezzo Internet e non, invece, alla cultura contemporanea consumistica e superficiale, e ai condizionamenti economici e sociali che l'economia di mercato impone a Internet.
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