Una ragazza madre è stata giudicata colpevole di aver condiviso con Kazaa 24 brani: dovrà pagare 80.000 dollari per ciascuno.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-07-2009]
"E' un verdetto scioccante e mostruosamente eccessivo" lamentano gli avvocati di Jammie Thomas-Rasset, che difendono la ragazza dalle pretese di varie major tra cui Sony BGM Music, Interscope Records, Warner Bros e Capital Records, tutte rappresentate in giudizio dalla potentissima RIAA, l'associazione dei discografici americani.
"E' come se l'imputata si fosse piazzata all'angolo di una strada per regalare ai passanti 150 Cd" affermano invece i legali dell'associazione, caricando il conto per il danno economico subito dai loro rappresentati; dimenticando per altro che nessuno è mai riuscito a dimostrare un benché minimo collegamento tra la pirateria e il calo della vendite dei supporti "regolari".
Era già stata condannata in primo grado al pagamento di 220 mila dollari d'ammenda, con giudizio di un paio d'anni addietro e poi annullato. La malcapitata si è vista infliggere una pena pecuniaria di 80 mila dollari per ogni brano, nonostante che in casi consimili la cifra dovrebbe oscillare - a seconda della gravità dell'infrazione - tra i 750 e i 18.000 dollari.
Al di là della sentenza, che si è voluta eclatante, altrettanto irrisolto si presenta il problema di capire come e perché si permetta ai privati di tracciare la connessioni in tecnologia peer to peer, con buona pace dei diritti costituzionali sulla riservatezza dei dati personali soltanto per favorire gli interessi economici dei soliti pochi e noti privilegiati.
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