L'Università di Pisa sperimenta la prima rete sottomarina senza fili nel parco Subacqueo di Pianosa. Gli ambientalisti protestano.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-10-2010]
Il progetto è di ampissimo respiro e coinvolge, oltre a quello di Pisa, diversi altri atenei (l'Università di Padova, La Sapienza di Roma, l'Università di Oporto), il centro interdipartimentale Piaggio e, ovviamente, l'Ente Parco e la Sovraintendenza ai beni archeologici della Toscana.
L'obiettivo è portare Internet sott'acqua tramite una rete di nodi che comunicano tra loro senza fili, creando reti intelligenti e autosufficienti: l'Underwater Acoustic Network.
Unitamente alla UAN opera in parallelo, se non proprio in simbiosi, anche il Centro di ricerche NATO NURC di La Spezia; quest'ultimo mira a raccogliere dati di carattere civile e militare per progetti quali la sorveglianza di aree marine protette, di infrastrutture industriali logistiche e portuali in zone costiere o comunque di un qualche specifico interesse.
Il maggior problema che i ricercatori hanno dovuto risolvere è intuitivamente quello della portata utile anche perché essa, oltre che dalla potenza, è influenzata della temperatura dell'acqua, della concentrazione salina e da altri fattori ancora.
Fondamentale quindi la collaborazione di alcuni brillanti scienziati che operano nell'ambito delle ricerche marine dei Paesi che aderiscono al trattato della NATO.
John Potter, coordinatore del progetto NURC spiega come lo studio di reti intelligenti ed autosufficienti sia di grande interesse in quanto costituiscono il punto di partenza per le future (e futuribili) tecnologie per la protezione delle aree marine sensibili.
"I nodi che abbiamo realizzato", chiosa ancora il professor Andrea Caiti, coordinatore del Centro Ricerche Piaggio, "sono costituiti da piccoli robot subacquei autonomi in grado di raggiungere i punti nei quali la trasmissione e la ricezione dei dati è di volta in volta migliore".
In questo modo verrebbero ridotti gli effetti di disturbo indotti dall'ambiente marino garantendo una sufficiente qualità nella trasmissione dati.
Ciononostante gli ambientalisti - e specialmente Greenpeace - sono in allarme e lamentano il mancato coordinamento con gli ambienti scientifici che hanno studiato le possibili ripercussioni degli esperimenti sull'ambiente marino in generale e sulle specie animali in particolare.
Infatti quasi tutti gli esseri viventi del continente sommerso, e in particolare i delfinidi ed i grandi cetacei, comunicano per mezzo di suoni variamente articolati e non è del tutto infondata l'ipotesi che oltre all'avvelenamento delle acque anche l'immissione di sonorità artificiali contribuisca al disorientamento e quindi al pericolo di estinzione di alcune specie particolarmente esposte.
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