I vecchi giochi appartengono soltanto all'azienda giapponese, nei secoli dei secoli.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-06-2017]
Mentre i pezzi da novanta dell'industria videoludica presentano le loro appariscenti novità all'E3, moltissimi videogiocatori di una certa età, pur non disdegnando i nuovi titoli, fanno regolarmente un tuffo nel passato grazie al retrogaming.
La potenza di calcolo delle console di ieri è più che surclassata dai Pc di oggi, e di conseguenza il web pullula di emulatori (legali) e di Rom (illegali) dei giochi di un tempo.
Qualcuno ha anche pensato di trarre profitti da questa ondata di nostalgia e s'è messo a vendere dispositivi completi, sorta di cloni delle antiche console - costruite intorno a una scheda Raspberry Pi - già dotate dei videogiochi storici su scheda SD. Dopotutto, anche Ninteno ha fatto una capatina in questo mondo con il Classic Mini.
Fino a pochi giorni fa una rapida ricerca in Rete rivela che per poco più di 100 euro era possibile portarsi a casa un apparecchio da collegare al televisore via HDMI e dotato di classici come Super Mario, Street Fighter, o Final Fantasy, venduto dall'olandese Retrospeler.
La differenza fondamentale tra il Nintendo Classic Mini e apparecchi come quello di Retrospeler sta nella proprietà intellettuale dei giochi installati: nel primo caso non ci sono problemi, ma nel secondo qualcuno sta vendendo senza licenza qualcosa che appartiene a Nintendo.
Non è quindi un caso che il sito di Retrospeler sia svanito dalla Rete e la società abbia cessato ogni attività dopo un intervento congiunto dell'azienda giapponese e dell'associazione olandese antipirateria, la Brein.
Retrospeler metteva a disposizione oltre 6.500 titoli di vecchi videogiochi per diversi sistemi, dal Gameboy al Super Nintendo, passando per il Nintendo 64 ma anche il Sega Megadrive e la prima PlayStation.
La vicenda non arriverà in tribunale: le parti si sono accordate per evitarlo, e Nintendo ha ottenuto un risarcimento il cui ammontare non è stato rivelato.
Il dibattito, tuttavia, resta aperto: da più parti viene percepito come ingiusto che i giochi con ormai trent'anni di onorato servizio sulle spalle ancora siano sotto stretto controllo da parte dei loro produttori originali, a causa delle leggi sul diritto d'autore, soprattutto se questi soggetti non intendono più commerciarli perché il loro mercato sarebbe ridotto rispetto a quello dei titoli nuovi.
Negli anni sono quindi nati in Rete diversi movimenti che chiedono la "liberazione" dei vecchi titoli non più in commercio, soddisfacendo in tal modo i fan del retrogaming senza danneggiare le case produttrici.
Eppure, proprio eventi come la comparsa dal Nintendo Classic Mini dimostrano che le aziende sono restie a cedere la loro proprietà intellettuale fondamentalmente perché sanno che, se sfruttata a dovere, essa può tornare di tanto in tanto a produrre utili proprio facendo leva sull'effetto nostalgia.
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