La storia di Fausto Scandola, espulso dalla Cisl per aver criticato gli altissimi stipendi dei dirigenti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-06-2017]
Esplose nell'estate del 2015 il caso Scandola: tutto iniziò quando Fausto Scandola, sindacalista dei pensionati Cisl di Verona, iscritto da 47 anni, elettricista in pensione, scrisse un'email fortemente critica al segretario generale Mirella Furlan.
L'argomento erano gli altissimi compensi, contrari agli stessi regolamenti interni alla Cisl, che un gruppo dei più alti dirigenti sindacali percepiva: fra essi l'ex segretario Raffaele Bonanni, che per coprire lo scandalo aveva già dovuto dimettersi frettolosamente qualche tempo prima, la stessa Furlan, il segretario dei pensionati Bonfanti e Nino Sorgi, presidente del patronato Cisl.
Sorgi e Bonfanti percepivano stipendi altissimi che cumulavano con pensioni altrettanto elevate, così come Raiteri, capo del Caf della Cisl.
L'email non ottenne risposta e Scandola la girò ai componenti dell'esecutivo nazionale.
A questo punto Scandola venne deferito ai probiviri della Cisl Veneto, regione a cui l'uomo appartiene, dai quali venne richiamato soltanto all'uso di un linguaggio più moderato.
Non soddisfatta da questa soluzione, comunque rispettosa del diritto democratico di critica, la Furlan deferì Scandola ai probiviri nazionali, i quali decretarono l'espulsione del sindacalista dalla Cisl per averne leso l'immagine.
Prima ancora che l'espulsione diventasse esecutiva, però, la casella di posta elettronica Cisl di Scandola venne bloccata, e gli viene inibita la possibilità di comunicare tramite il sistema di messaggeria elettronica del sindacato.
Intanto il caso arrivò a conoscenza dell'opinione pubblica e della stampa e partirono iniziative, interne ed esterne alla Cisl, per testimoniare solidarietà a Scandola.
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La Furlan fu quindi costretta ad ammettere pubblicamente che era necessaria più trasparenza online sui redditi dei sindacalisti.
La stessa Fim, il sindacato dei metalmeccanici cislini, decise di metterli online seguita dalla Cisl stessa; inoltre venne varato un nuovo regolamento con tetti ai compensi e divieti di cumulo.
Scandola tuttavia non venne più riammesso in Cisl, e perciò aprì una causa civile contro il sindacato. Nel 2016 però morì, essendo già gravemente malato sin da prima di iniziare la battaglia.
Oggi esce, per i tipi della Bonomo Editore, un libro che ricostruisce l'intera vicenda, firmato dal giornalista Giovanni Graziani e che si intitola Prender parola - il metodo Scandola.
Il volume racconta molto bene, in modo documentato e fedele, la vicenda Scandola. È ricco di spunti di riflessione in merito alla difesa della libertà di parola e di critica all'interno di un sindacato nato proprio per difendere il diritto di parola dei lavoratori e che ha sempre vantato una forte tradizione di pluralismo democratico interno.
È una battaglia che Graziani porta avanti con altri amici anche sul blog Il 9 marzo, che è collegato con Sindacalmente, un altro blog per il dibattito libero nel sindacato.
Molti sindacalisti e militanti Cisl che hanno affollato la presentazione del libro a Torino e Verona chiedono ora la piena riabilitazione di Fausto Scandola e della sua limpida e disinteressata battaglia.
Titolo: Prender la Parola. Il metodo Scandola
Autore: Giovanni Graziani
Editore: Bonomo
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