Costretti a fornire l'impronta digitale per vedere un DVD a casa propria.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-05-2005]
Che i fautori del copyright selvaggio non andassero per il sottile, era cosa nota. Ma finora avevano sempre agito di sottobanco, in maniera subdola, togliendo pian piano pezzi di libertà nell'usufrutto delle opere dell'ingegno. Ora sembra abbiano perso ogni ritegno e il loro modo di fare diviene più gretto ogni giorno che passa. Nel prossimo futuro, pare, non si faranno scrupolo a trattare il cliente come un ladro, imponendogli il controllo delle impronte digitali.
Ad oggi, la maggior parte dei DVD è già protetta con un sistema chiamato Content-Scrambling System. Il codice di crittografia, comunque, è già stato hackerato, e sono disponibili in rete programmi per la copia dei DVD.
Altre protezioni in essere sono quelle regionali, che impediscono di leggere in un paese un DVD acquistato in un altro. Questo sistema protegge il sacro diritto delle multinazionali di vendere a prezzi diversi lo stesso prodotto intellettuale, a seconda delle possibilità dell'acquirente medio.
Un equipe guidata da Rajit Gadh, professore all'Università della California, sta sperimentando il modo di trasformare le particolari etichette a radio frequenza (Radio Frequency IDentification, o RFID), in strumenti restrittivi per proteggere i DVD.
Le etichette RFID sono chiamate "codici a barre senza fili" (nonostante contengano più dati) e sono comunemente usate in ambiti tipo badge per ingressi e uscite del personale, o per la gestione di inventario e magazzino. La loro principale caratteristica è quella di essere accessibili da un lettore di dati wireless, ma questo progetto di protezione dei DVD non dovrebbe fare uso di questa facoltà.
La ricerca si concentra, piuttosto, sul dialogo tra etichetta RFID e i lettori DVD di nuova generazione. Il sistema potrebbe lavorare in questo modo: in negozio, l'acquirente fornirà un dato incontrovertibile che certifichi la sua personalità, tipo la scansione di un'impronta digitale o dell'iride.
Questo dato, sarà inserito in maniera irreversibile nell'etichetta RFID, parte integrante del disco acquistato, e dovrà essere inserito nel lettore DVD ogni volta che si vorrà accedere al contenuto. Se i dati non coincideranno, il lettore non farà partire il DVD. Ovviamente, il DVD potrà girare solo su un lettore abilitato a leggere l'RFID.
Gadh, come prevedibile, considera trascurabile la limitazione di libertà degli utenti, concentrandosi sulla tutela dei "titolari dei contenuti". Questa elegante locuzione, che non distingue tra autori ed editori, serve a mascherare il fatto che l'interesse da proteggere è solo quello di chi può permettersi di investire cifre da capogiro sulla tecnologia RFID, cioè le grandi multinazionali dell'intrattenimento.
Il sistema proposto è decisamente più restrittivo per gli operatori rispetto ai tradizionali metodi anti-copia. Ulteriori particolari sul funzionamento non sono disponibili, ma è stato annunciato un prototipo per la fine dell'estate, ed a quel punto, società tecnologiche e studi cinematografici potranno procedere all'acquisto.
Le perplessità sono molte. Per esempio, il problema della riservatezza: pensate se qualcuno avesse l'accesso a un database che lega un'impronta digitale all'etichetta RFID dei prodotti acquistati. Il riferimento a Microsoft, e al suo progetto Palladium, è naturale.
Inoltre, l'efficacia del sistema non è affatto garantita. L'esperienza dimostra che ogni tentativo di protezione viene regolarmente aggirato. Ma abbiamo già sostenuto che il vero obiettivo del DRM (Digital Rights Management) non è l'industria della pirateria, ma il ragionier Cagazza, vale a dire l'utente regolare, costretto a pagare sempre di più per prodotti sempre meno utilizzabili.
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