Le major si sparano sui piedi. Agli utilizzatori non restano che i circuiti illegali. Ma forse...
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-11-2005]
Dagli U.S.A. arrivano due casi che riguardano la Sony. La major nipponica sta usando la DRM come fosse una clava. Il primo caso è noto, e riguarda il CD "Get Right with the Man" dei Van Zant brothers, al quale è stata appiccicata l'altrettanto nota DRM di First4internet, con rootkit incorporato.
Il secondo caso ce lo racconta il sito economico Big Picture. Riguarda il CD intitolato "Z", del gruppo "My Morning Jacket", sempre edito da Sony-BMG, sempre blindato da DRM, questa volta di fabbricazione Sunncomm.
La cosa interessante è che nè l'etichetta che ha prodotto il CD, nè tantomeno gli autori erano a conoscenza della protezione apposta, come hanno dichiarato pubblicamente. Anzi, a ben vedere, la protezione invasiva ha creato loro un danno d'immagine che, per una band agli inizi, può rivelarsi fatale.
La DRM non è, quidi, un'arma anti-pirateria, ma uno strumento di ritorsione tra concorrenti. E a farne le spese, il solito utente.
Ma siamo davvero sicuri che questa pratica da caimano porti reali vantaggi ai signori dell'intrattenimento? A giudicare dai commenti dei lettori all'articolo sul rootkit di Sony, sembrerebbe proprio di no. Ma non si tratta solo di reazioni emotive. Altri episodi confermano che il disagio è sentito e razionale.
Zak76, sul suo blog, ci racconta la sua storia. Un bel giorno decide di fare acquisti online su un music store italiano. "L'ho fatto per due motivi," sostiene Zak, "primo, pensavo fosse giusto pagare per un bene/servizio, secondo, perché mi incuriosiva la modalità di pagamento con cellulare, con addebito sulla SIM card" (uno dei nostri cavalli di battaglia - n.d.r.).
Anche il prezzo per ogni brano era invogliante, "sempre meno della suoneria con la rana pazza," sostiene Zak. C'è un solo problema: i brani sono disponibili solo in formato WMA. Il suo lettore MP3, essendo "vecchiotto" (un anno di vita) non legge quel formato. Ma non è tutto: su quei file c'è una simpatica DRM che impedisce di convertirli in formato leggibile.
Zak è infuriato: "Non comprerò mai più musica in Internet." Caso isolato? Pensiamo di no, visto che un altro lettore, Luca, scoraggiato dalla DRM di Apple e compagnia, si è rivolto e-music.com. Questo sito fornisce quaranta brani al mese, dietro sottoscrizione di un abbonamento che costa circa nove euro, niente limiti di download, niente DRM.
"Non ho ancora trovato una risposta alle mie esigenze," sostiene Luca, "ma mi consola sapere che esiste ancora qualche venditore che tratta i propri clienti come tali e non come ladri potenziali."
Ecco la risposta: l'arroganza del potente, che non si accontenta di sfruttare leggi commissionate ad hoc, ma le viola apertamente, lascia uno spazio enorme per gente coraggiosa e onesta.
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