I diritti dei robot. In un mondo sempre più automatizzato, gli eredi di HAL 9000 potranno avere il difensore civico.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-09-2007]
Il termine robot apparve per la prima volta in Cecoslovacchia nel lontano 1921 con il significato di servo, forzato; nulla di nuovo, visto che la tradizione esoterica praghese già raccontava del mitico Golem, creatura artificiale agli ordini del padrone e pronta anche a combinar disastri, poi passata quasi tal quale ai film di seconda e di terza categoria.
E' del 1973 la presentazione della prima macchina di forma umanoide a opera dell'Università di Waseda, mentre dobbiamo attendere fino allo scorso anno per poter ammirare l'androide realizzato da Ischiguro Hirosci a sua immagine e somiglianza; da ultimo i tecnici si sono sbilanciati nel prevedere per metà secolo la produzione di automi umanoidi in grado di disputare giochi sportivi contro una squadra di... umani.
Chi nutrisse dei dubbi, tenga conto delle ultime realizzazioni. La società Kawada in collaborazione con l'AIST (Istituto Nazionale di Scienze e Tecnologie Avanzate) ha presentato appena un paio di mesi fa HRP-3 PROMET, il cui nome è tutto un programma.
Possiede sufficiente abilità manuale tanto da usare correttamente un cacciavite, trasporta pesi notevoli ed è persino in grado di guidare macchine operatrici in cantiere; in più non mangia, non dorme, non gioca, non va a donne, non sciopera e ha solo bisogno di un po' di manutenzione di tanto in tanto.
Alla Kewada sperano di metterlo in commercio tra un paio d'anni, ma nell'attesa cominciano a fiorire gli studi inerenti non la robotica in sé ma specificamente i rapporti tra i robot e gli umani; il che, tradotto in lingua ordinaria, sta solo a significare che le "tre leggi" di Asimov presto saranno acqua passata.
Non più dunque un rapporto tra servo e padrone, ma - sia pure in prospettiva - una identificazione di diritti e doveri reciproci, anche se non proprio paritari; del resto anche Bill Gates preconizza un futuro in cui le macchine potranno apprendere e migliorarsi interagendo con gli umani.
L'invecchiamento della popolazione giapponese, paragonabile a quella italiana, pone già dei problemi a cui si cerca di dare soluzione, sia in termini di assistenza che di manodopera specialistica, con lo sforzo concomitante sia dello Stato che dei laboratori medici e della collettività in genere.
Il resto del mondo non sta a guardare. In Gran Bretagna il progetto Horizon Scan ipotizza tra l'altro le possibili conseguenze legate all'evoluzione dei robot. Per risibile e utopistico possa apparire oggi, gli esperti cominciano a porsi domande del tipo: "Dovranno pagare le tasse e saranno soggetti o no al servizio di leva? Partecipando alla crescita economica, le manutenzioni ordinarie e straordinarie dovranno ricevere o no la copertura assicurativa a carico dello Stato"?
Al MIT, Aaron Edsinger lavora a progetti analoghi e si interroga, chiedendosi ad esempio se la nuova branca del diritto che si va delineando avrà punti di contatto con le disposizioni a tutela degli animali, magari discriminando a seconda del ruolo ricoperto rispetto al proprietario. Potranno ad esempio ereditare? Potranno evolvere "socialmente"? O un robomaggiordomo dovrà restare tale per sempre? E ancora: i robot potranno avere propri rappresentanti nelle assemblee legislative?
Secondo ricercatori e sociologi, tra una decina d'anni in Giappone i robot faranno parte del quotidiano, dopo essere stati per vent'anni i protagonisti dei cartoon; evidentemente i bambini di allora sono cresciuti e tendono a trasportare nella vita reale i sogni e le aspettative dell'infanzia.
Ma già adesso i robot sono attivi: La società Alsok da qualche tempo affitta i suoi vigilantes serie C4 e C5 ai centri commerciali, mentre Wakamaru di Mitsubishi funziona da portiere all'accoglienza di imprese e alberghi; cominciano perciò a non essere considerati alieni ma a diventare parte integrante dell'ambiente.
Di ciò è ben conscio il il ministero dell'economia, che ha dettato norme severe circa i protocolli di sicurezza, specie per le macchine destinata ai servizi personali, e ha imposto di comunicare all'AIST ogni sia pur minimo incidente.
La Corea, da ultimo il più agguerrito concorrente nel settore, ha da parte sua affrontato il problema sotto un diverso approccio, varando un "documento etico dei robot" che dovrà essere terminato entro l'anno e che prenderebbe il succo dell'enunciato di Asimov; ma il fatto che ci si lavori da tempo sta forse a significare che non tutti sono d'accordo sulle restrizioni imposte alle macchine pensanti.
Dando tempo al tempo, vedremo se anche i Robot seguiranno il destino degli animali della Fattoria e cioè se alla fine saranno tutti uguali, con qualcuno che è persino più uguale degli altri.
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