Il nuovo presidente della casa discografica afferma che la condivisione della musica non è un danno per gli artisti e si prepara a varare nuovi modelli di business.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-04-2008]
Forse - ma in questi casi occorre sempre un po' di cautela - qualcosa sta cambiando all'interno delle major musicali. Qualcuno si sta probabilmente accorgendo che farsi strada a colpi di cause e affidandosi a battaglioni di avvocati non è la strada migliore per riconquistare i mai abbastanza rimpianti clienti perduti a causa file sharing, come ormai si va ripetendo da anni.
Anzi, in realtà sarebbe più corretto dire che si andava ripetendo, perché ora il nuovo presidente di EMI, Douglas Merrill, è arrivato ad affermare pubblicamente che la condivisione dei file "non è necessariamente un male".
Certo, occorre fare qualche distinguo sulla persona: Merril, prima di approdare alla EMI, lavorava per Google, ed è uno degli autori del grande successo dell'azienda e dei record raggiunti nel 2004. Non si può dunque dire che sia un tipico uomo delle major.
"Vi sono ricerche accademiche che mostrano che il file sharing è una cosa buona per gli artisti. Dovremo fare una serie di esperimenti per scoprire quale sia il modello di business", dice Merrill.
Non è più tempo di persecuzioni legali e di repressione, ha detto ancora Merrill commentando negativamente le azioni finora intraprese dai concorrenti (tra cui le grandi compagnie quali Universal, Warner Music, Sony BMG) e da EMI stessa: "non è una strategia sostenibile".
Perché non è vero che la gente non compra più: piuttosto, compra in modo diverso. "Ci sono le prove che la gente che noi riteniamo che non compri musica stia in realtà comprando musica. Semplicemente non la stanno comprando in formati che possiamo quantificare".
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