Nonostante tre decenni sulle spalle, la vita dell'architettura ideata da Intel nel 1978 sarà ancora lunga.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-06-2008]
L'architettura x86 compie trent'anni ma, nonostante la vetusta età (almeno per gli standard dell'industria informatica) non sembra destinata ad andare in pensione tanto presto.
Il primo processore a 16 bit di Intel, l'8086, è infatti datato 8 giugno 1978 e, alla sua apparizione, era accompagnato dallo slogan "L'alba di una nuova era": un motto forse un po' pomposo ma a quanto pare anche profetico.
Nonostante il set di istruzioni base sia stato aggiornato nel tempo e si sia passati dai 16 bit originari a 32 e poi a 64, è stata sempre mantenuta la compatibilità all'indietro, mentre le applicazioni per i processori di questa famiglia sono andate aumentando.
L'architettura x86 ha certamente fatto la fortuna di Intel, ma ha anche permesso ad Amd di conquistare il secondo posto tra i produttori di Cpu e a Via di scavarsi una propria nicchia. Allo stesso tempo l'uso dei processori x86 non è più limitato adi soli computer desktop come alle origini, ma si estende ai server e persino ai supercomputer: è notizia recente il parziale passaggio della Cray da Amd a Intel.
Infine, nonostante il futuro sembri presentare radicali trasformazioni per il design dei microprocessori, gli analisti sono concordi nel ritenere che la fine per gli x86 sia ben lontana: "E' difficile individuare una ragione qualsiasi per cui un altro set di istruzioni dovrebbe prendere il sopravvento, perché c'è così tanto software importante che gira su x86", ha detto il professor Mowry della Carnegie Mellon University, che è stato a capo dei laboratori di ricerca Intel a Pittsburgh dal 2004 al 2007.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
Tablet | ||
|
Homer S.