Pensato per proteggere la privacy degli utenti, ha però una policy che sembra fare l'esatto contrario.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-11-2015]
Da sempre il nome di AVG è legato al popolare software antivirus ma ora, grazie alla piattaforma di crowdfunding Indiegogo, l'azienda ceca ha lanciato un progetto per la costruzione di un router che supporta anche TOR e VPN.
Il router si chiama Chime e promette di poter risolvere tutti i problemi delle tradizionali connessioni Wi-Fi, come la presenza di zone "morte" all'interno delle abitazioni, ossia quelle zone in cui il segnale non arriva o non è sufficiente.
Utilizzando lo standard 802.11ac, Chime rafforza il segnale usando i sistemi mesh che si trovano impiegati per esempio nella realizzazione delle reti Wi-Fi di uffici, aziende o aeroporti.
Inoltre, come dicevamo all'inizio e come ama ripetere AVG, Chime «è equipaggiato con VPN e TOR»: in pratica ciò significa che il router permette di connettersi con facilità ai server che offrono servizio di rete privata virtuale messi in campo da AVG oppure con la vasta rete TOR, al fine di garantire l'anonimato delle connessioni.
Con ancora diversi giorni per completare la raccolta fondi, Chime ha raccolto poco meno di 40.000 dollari sui 650.000 dollari fissati come obiettivo. A causa di alcune perplessità, però, molti potrebbero decidere di non partecipare al progetto.
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Tali perplessità riguardano la versione gratuita di AVG Antivirus che è inclusa in Chime e l'ultimo aggiornamento della policy sulla privacy che riguarda proprio questo software.
In questo aggiornamento, che porta la data dello scorso mese di settembre, AVG s'è concessa il permesso di raccogliere dati sulla cronologia della navigazione degli utenti e di rivendere tali dati a terze parti. AVG ha specificato che tali informazioni, definite «non personali», non permettono di identificare i singoli utenti e che qualora l'azienda dovesse rendersi conto che in qualche modo dalla cronologia di navigazione si può risalire all'utente quei dati verranno anonimizzati.
Ciò pone l'ovvia questione: che succede se l'azienda non si accorge della possibilità di risalire all'utente, e pertanto non rende anonimi i dati? Si tratta di un dettaglio importante che ha già portato alcuni utenti di AVG attenti alla privacy a riconsiderare l'uso dell'antivirus, ed è chiaro che una tale politica confusa non facilita la nascita di un router con velleità di protezione della privacy.
AVG è al corrente della contraddizione e ha fatto sapere che presto rilascerà una policy aggiornata dedicata specificamente a Chime.
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