Malissimo Atlas di OpenAI. Il migliore resta TOR.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-12-2025]

Un recente studio pubblicato da Digitain ha analizzato il comportamento dei principali browser web in relazione alla loro capacità di proteggere i dati personali degli utenti, e ha mostrato che le soluzioni più diffuse non siano necessariamente quelle più efficaci nel tutelare la privacy degli utenti. L'indagine ha valutato dieci browser attraverso test tecnici relativi al tracciamento, al fingerprinting e alla capacità di isolare i dati di navigazione tra sessioni diverse.
I risultati evidenziano che il browser più adoperato in assoluto non è certo il più attento alla privacy: Google Chrome ha infatti ottenuto un punteggio di rischio pari a 76 su 100, collocandosi come il secondo peggior browser tra quelli esaminati: un punteggio più elevato indica un rischio maggiore, e la posizione di Chrome risulta particolarmente significativa considerando la sua diffusione globale e il ruolo dominante nel mercato dei browser desktop e mobile.
Il browser che ha registrato il risultato peggiore in assoluto è ChatGPT Atlas, sviluppato da OpenAI, il cui punteggio relativo ai rischi per la privacy è di ben 99 su 100. La valutazione deriva dal fallimento completo nei test di state partitioning, una tecnologia progettata per impedire ai siti web di condividere informazioni utili al tracciamento dell'utente tra domini diversi. L'assenza di questa protezione consente potenzialmente una profilazione più semplice e invasiva.
La ricerca ha preso in esame tre aree principali: privacy e anti-fingerprinting, blocco dei tracker e dei dati e sicurezza della navigazione. Chrome ha mostrato criticità in tutte e tre le categorie, con particolare debolezza nei meccanismi di isolamento dei dati e nella gestione dei cookie, elementi centrali per limitare il tracciamento cross-site. Questi risultati confermano tendenze già evidenziate da test indipendenti come quelli di PrivacyTests, che da anni analizzano il comportamento dei browser in condizioni predefinite e in modalità privata.
Il confronto con altri browser evidenzia differenze interessanti. Soluzioni come Brave, Mullvad Browser, Tor Browser e LibreWolf ottengono risultati nettamente migliori nei test di isolamento dei dati e di protezione dal fingerprinting, grazie a un approccio progettuale orientato alla minimizzazione delle superfici di tracciamento. Il già citato PrivacyTests, aggiornato periodicamente, mostra come questi browser superino la maggior parte dei test tecnici, mentre Chrome fallisce in numerosi scenari sia in modalità standard sia in modalità privata.
Lo studio di Digitain mette inoltre in luce come l'integrazione di funzionalità basate sull'intelligenza artificiale nei browser possa aumentare la quantità di dati raccolti, introducendo ulteriori rischi. I browser che includono sistemi AI integrati tendono a inviare più informazioni ai server per l'elaborazione dei contenuti, ampliando la superficie di esposizione dei dati personali. Questo elemento è particolarmente rilevante per Chrome, che negli ultimi anni ha introdotto funzioni sperimentali basate su modelli linguistici.
Il quadro complessivo delineato dai dati suggerisce che la scelta del browser può incidere in modo significativo sul livello di privacy durante la navigazione. Sebbene Chrome rimanga il browser più utilizzato al mondo, i risultati dei test mostrano come esistano alternative più efficaci nel limitare il tracciamento e la raccolta di informazioni personali. La differenza tra i vari prodotti emerge soprattutto nei test tecnici, che misurano il comportamento reale del software piuttosto che le dichiarazioni dei produttori.
La ricerca di Digitain conferma infine una tendenza già osservata negli ultimi anni: la crescente distanza tra i browser generalisti, progettati per un pubblico ampio e con molte funzionalità integrate, e i browser specializzati nella privacy, che adottano un approccio più restrittivo e orientato alla minimizzazione dei dati. Questa distinzione appare destinata a diventare sempre più marcata, soprattutto in un contesto in cui la regolamentazione sulla protezione dei dati continua a evolversi e gli utenti mostrano maggiore attenzione al tema.
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