Le dichiarazioni dell'ammiraglio Cavo Dragone aprono il dibattito sulla guerra elettronica e le sue regole.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-12-2025]
L'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della NATO e già Capo di Stato Maggiore della Difesa in Italia, ha sollevato un vespaio di polemiche. Ha chiesto se sia il caso di rispondere alle iniziative russe di cosiddetta "guerra ibrida" principalmente da parte della Russia con analoghe iniziative da parte dei Paesi occidentali di carattere preventivo e non solo difensivo.
In questi mesi in più Paesi europei, Italia compresa, attacchi hacker, non rivendicati ma quasi certamente attribuibili a soggetti situati in Russia e Bielorussia, hanno messo a dura prova i sistemi di trasporto, dal controllo aereo a quello ferroviario.
Si tratta di cyber-attacchi a strutture civili, come ferrovie e aeroporti utilizzati soprattutto da civili in una situazione di guerra non formalmente dichiarata e senza che NATO e Russia si fronteggino direttamente sul terreno. Il rischio è che questi attacchi non portino solo a parziali paralisi temporanee del sistema dei trasporti ma comportino anche gravi rischi per i passeggeri e la popolazione civile, con il rischio di incidenti così come per le reti Internet su cui è ormai innervata tutta la vita sociale.
Una prassi del genere non è ammessa dal diritto internazionale umanitario nemmeno per i bombardamenti, che non dovrebbero riguardare la popolazione civile, le abitazioni, le scuole e i luoghi di culto, gli ospedali, le centrali energetiche. Anche gli attacchi informatici dovrebbero limitarsi ad attacchi alle strutture e al personale militare. L'Italia quindi non potrebbe lanciare mai attacchi del genere contro chiunque a titolo di reazione e tantomeno a titolo di deterrenza o preventivo.
La Costituzione italiana ammette la difesa della Patria ma esclude la guerra di offesa, di invasione, di conquista, per incutere timore e terrore. Lo stesso Cavo Dragone ammette nel suo intervento dello scorso ottobre che le regole dei Paesi occidentali sono più severe e rigide rispetto alla Russia ma anche ad altri Paesi come Iran o Israele, e andrebbero cambiate eventualmente.
Anche le azioni di risposta o rappresaglia sono però difficili nelle guerre elettroniche: una volta chiarito con ragionevole certezza da dove provenga un attacco, non è che gli hacker hanno una loro base definita e fissa contro cui rivolgersi. Nella guerra elettronica chi ha meno scrupoli rischia di vincere, soprattutto se mira a logorare l'opinione pubblica con interventi frequenti che portano a disagi nella vita quotidiana.
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