In Germania c'è chi propone un canone per accedere alla Rete. La Siae coglie la palla al balzo e annuncia che vorrebbe estendere l'equo compenso a computer e cellulari.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-12-2009]
È tempo di affrontare nuove tasse per chi fa uso di computer, Internet e cellulari.
La prima proposta viene della Germania e, anche se ancora non è stata approvata, sono in pochi a sperare in una sua bocciatura: si tratta di un canone per l'uso di Internet su computer e telefoni cellulari.
Proprio come avviene per il canone televisivo, secondo questa proposta l'accesso a Internet richiederà il versamento di una somma che il governo tedesco ha calcolato in 17,98 euro al mese, ossia quanto l'attuale canone per la Tv.
L'idea è che, in ogni caso, un unico canone copra sia radio e televisione sia Internet; si potrebbe pensare che, quindi, poco cambierebbe per i cittadini tedeschi, dato che già versano 17,98 euro al mese. In realtà una differenza c'è.
Chi non possiede una radio o un televisore oggi paga il canone in maniera ridotta (5,76 euro); con la nuova legge si troverebbe a pagare circa il triplo.
La faccenda del "canone Internet" in Germania viene inizialmente data per certa dalla stampa italiana, ma si è poi rivelata essere semplicemente una proposta di legge. Tuttavia la notizia non solo ha allarmato tantissimo i navigatori italiani, ma ha trovato subito chi vorrebbe riproporre un meccanismo analogo per l'Italia.
La proposta di introduzione di una nuova tassa (o, meglio, di estensione di una tassa già presente) è infatti tutta italiana e proviene dalla Siae, una società invisa ai più.
La Siae - rivela Stefano Parisi, presidente di Asstel - vorrebbe estendere la tassa che già grava sull'acquisto di masterizzatori, videoregistratori e di tutti quegli apparecchi adatti a duplicare i contenuti anche a Pc e telefonini: si tratta di circa 2,5 euro per terminale.
Asstel la definisce una follia, Siae la giustifica alla solita maniera, ossia come compenso per la copia privata di un prodotto protetto: chi acquista, per esempio, un Dvd - ragiona la Società - deve pagare per poterlo duplicare.
La proposta è allo studio presso il Ministero dei Beni Culturali. Alle proteste di chi, come Parisi, la ritiene un'inutile e gravosa imposizione, Siae risponde con un breve comunicato dal tono indispettito: "In tutti i paesi europei, anche sui nuovi prodotti (telefoni cellulari, hard disk, chiavette Usb ecc.) c'è l'applicazione di questo compenso: solo in Italia, da più di sei anni, questi prodotti sfuggono alla giusta remunerazione dei titolari dei diritti"..
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