Overdose di informazioni

Siamo nella società dell'informazione o nella società dell'informazione eccessiva? Il giovane sociologo Giuliano da Empoli sostiene nel suo pamphlet "Overdose" che siamo schiacciati e oppresi dalle troppe informazioni in circolazione e sostiene il "diritto alla disconnessione". Analizziamo meglio la sua tesi paradossale e controcorrente.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-07-2002]

Giuliano da Empoli è un giovane sociologo, ma a soli 29 anni vanta già un buon curriculum: è stato consigliere del Ministro delle Comunicazioni nel governo precedente, è commentatore de "Il Sole 24 Ore" e nel 1996, giovanissimo, ha fatto discutere molto i media con il suo saggio "Un grande futuro dietro di noi", una critica serrata del welfare State, a suo parere, troppo generoso con le generazioni più avanti negli anni e troppo poco con quelle più giovani. Ora torna a dare alle stampe un nuovo pamphlet, brillante e paradossale: "Overdose. La società dell'informazione eccessiva" edito da Marsilio.

L'autore parte dalla vicenda dell'11 settembre: la tragedia di New York è avvenuta (anche) perché la CIA, pur avendo a disposizione tutti i dati necessari per prevenirla, non ha potuto farlo. Nessuno è riuscito a estrarre gli elementi utili dalla montagna di informazioni che ci sovrasta.

Vengono citati alcuni dati emblematici: 550 miliardi di pagine Internet che crescono al ritmo di 7,3 milioni di unità al giorno, centinaia di tv private esistenti, oggi, in Europa, rispetto alle 58 dell'inizio degli anni '90 e alle quattro dell'inizio degli anni '80. Quest'anno dai telefonini di tutto il mondo verranno scambiati 200 miliardi di SMS, le aziende americane produrranno 5,5 miliardi di documenti.

L'overdose cognitiva assale il manager americano che, al ritorno dalla settimana bianca, trova 250 e-mail nella casella di posta elettronica o il bambino che, digitando su Google, fa una ricerca su Napoleone e trova 200.000 indirizzi Internet da consultare: per da Empoli il problema non è tecnologico, semmai è aggravato dalla tecnologia, ma ha cause culturali e sociali.

Assistiamo a un feticismo informativo per cui la più grande paura della nostra epoca è quella di essere "tagliati fuori" dal flusso informativo: esso ha cause diverse dall'avvento di strumenti come il fax, il telefonino, l'e-mail. Per il giovane ricercatore le motivazioni sono rintracciabili nelle strategie del marketing e della pubblicità, che tendono ad arricchire di contenuti informativi sempre nuovi l'offerta di prodotti e servizi, oltre a vendere le informazioni: per esempio le società di telefonia mobile offrono servizi per riempire i momenti di "micronoia" come la fila in un ristorante, l'attesa del medico, e via dicendo.

Un'altra causa è la cosidetta nomadizzazione del lavoro, in cui l'instabilità e la mobilità del posto di lavoro obbliga a informarsi e ad aggiornarsi continuamente.

Vi è poi la crisi delle ideologie, laiche e religiose, che erano potenti sistemi di selezione, filtro, catalogazione delle informazioni; oggi, l'individuo, fuori da queste concezioni della vita che tutto ricomprendevano, fa fatica ad assimilare e a interiorizzare.

L'overdose cognitiva è un fatto reale documentato da ricerche, come quella effettuata dall'agenzia di stampa Reuters, nel 1996, su 1.300 manager in tutto il mondo: i 2/3 degli interpellati dichiararono di avere bisogno di una grande quantità di informazioni ma ben la metà dei manager ammisero di non essere in grado di gestire le informazioni che ricevevano. Il 42% di loro dichiarò di considerare lo stress da informazione come causa di disturbi fisici, mentre il 60% attribuì allo stesso motivo una grande stanchezza che impediva di godersi il tempo libero.

Un fenomeno sempre più diffuso tra i cosidetti lavoratori della conoscenza è rivelato da un recente sondaggio Gallup, effettuato su un campione di 972 persone negli Usa. Ognuno di loro mediamente riceve ogni giorno 31.8 telefonate, 13.6 e-mail, 11.2 messaggi vocali e 8.8 fax.

Uno studio, invece, sugli scolari del Texas, fa affiorare la realtà di bambini più intelligenti della media, ricettivi alle informazioni, che non riescono negli studi perché affetti da Attention deficit disorder, dovuto all'eccesso di stimoli provenienti dai media.

L'eccesso di informazioni genera fenomeni curiosi di "autodifesa", come, in Giappone, quello degli "otaku", giovani giapponesi che si specializzano nel sapere tutto di una sola cosa, cartoni animati o gadget elettronici, per identificarsi in questa, dimenticando tutto il resto.

Il fenomeno non è troppo singolare se si pensa al boom dei siti Web specialistici, delle riviste monotematiche che prendono il posto dei periodici generalisti, delle Tv tematiche e di nicchia al posto della "Tv per tutti". Il fenomeno dell'iperspecializzazione dell'informazione, antidoto all'eccesso dell'informazione, produce l'indifferenza dell'opinione pubblica ai grandi temi e quindi il distacco dalla politica.

Per l'autore i rimedi possono essere, innanzitutto, l'educazione a basic skills, come la capacità di leggere e comprendere il significato di un testo, la capacità di esprimere un concetto con chiarezza, e la capacità di costruire il proprio bagaglio informativo più per sottrazione che per addizione, la capacità di dubitare e porre delle domande.

Insieme all'educazione al senso critico deve svilupparsi un diritto alla disconnessione, il contrario della lotta al digital divide che non può essere patrimonio solo delle classi agiate e dirigenti, che sono le uniche oggi a staccare il telefonino, a essere irreperibili, a godersi spazi di silenzio, di riflessione... per dirlo con una parola antica, di otium.

Scheda
Titolo: Overdose
Sottotitolo: La società dell'informazione eccessiva
Autore: Giuliano da Empoli
Editore: Marsilio
Prezzo: € 9

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Pier Luigi Tolardo

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