È ora di abbandonare il supporto a un processore lanciato nel 1989, eppure ancora vivo nei sistemi embedded.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-05-2025]
Il kernel Linux si prepara a dire addio a un pezzo di storia dell'informatica: con la versione 6.15, attesa per fine maggio o inizio giugno, verrà rimosso il supporto per i processori Intel 486 e per i primi 586 (Pentium), come annunciato da Linus Torvalds stesso.
Questa decisione arriva oltre 20 anni dopo l'interruzione del supporto per questi chip da parte di Microsoft già con Windows XP nel 2001. I 486, introdotti da Intel nel 1989, erano davvero processori potenti al momento della loro uscita. Torvalds ricorda il 486DX a 33 MHz come all'epoca fosse «il chip più veloce in circolazione». Ma dopo tutto questo tempo sono naturalmente relegati a musei e sistemi embedded di nicchia.
La rimozione del supporto, proposta dal veterano del kernel Ingo Molnár, elimina circa 15.000 righe di codice, semplificando il kernel e migliorandone le prestazioni sui sistemi moderni.
Tra le modifiche tecniche, si abbandona l'emulazione software dell'unità a virgola mobile (FPU), necessaria per CPU come il 486SX, privo di FPU integrata. Si richiedono inoltre funzionalità come il Time Stamp Counter (TSC) e l'istruzione CMPXCHG8B, assenti nei 486 e nei primi 586, inclusi i chip IDT WinChip e AMD Elan.
Pochi utenti sono realmente colpiti: l'ultimo 486 commerciale è stato prodotto nel 2007; ma la decisione non è priva di conseguenze. Come già accennavamo esistono alcuni sistemi embedded che fanno uso di questi chip, senza contare gli appassionati di retrocomputing; questi dovranno affidarsi a vecchie versioni del kernel Linux, definite da Torvalds «kernel da museo».
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Homer S.