Una donna si è sentita diffamata dai risultati del motore di ricerca. Ma l'accusa è stata respinta.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 07-10-2010]
Beverly Stayart, una donna del Wisconsin (USA), tiene molto alla propria reputazione: ci tiene al punto che, dopo aver fatto una ricerca su Yahoo usando il proprio nome come chiave, ha deciso di fare causa al motore di ricerca perché non le sono piaciuti i risultati.
La scoperta che il suo nome era associato a siti pornografici, servizi pseudofarmaceutici e siti di incontri ha spinto la donna a tentare le vie legali per ottenere un risarcimento: Yahoo avrebbe dovuto mostrare unicamente risultati tali da mostrare che Beverly Stayart è una persona "estremamente professionale e acuta" con "amici importanti e contatti professionali in tutto il mondo".
Ora una corte le ha dato torto: la signora Stayart si era appellata al Lanham Act, una legge che proibisce la pubblicità ingannevole. Il problema è che tale norma protegge esplicitamente chi ha un "interesse commerciale" (dunque un marchio, un'azienda) e Beverly Stayart, nonostante abbia provato a dimostrare il contrario, non ne ha.
Yahoo è salvo, dunque. Ora resta da vedere come andrà la causa contro Google, citato in tribunale qualche mese dopo il collega.
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