L'AD di Telecom Italia vuole che il governo esca dalla trattativa. Secondo il ministro, l'ex monopolista ha paura di perdere la posizione dominante.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-06-2011]
È da parecchio tempo che Paolo Romani - sin da quando era viceministro - tenta di mettere d'accordo gli operatori telefonici italiani per dare vita all'ormai indispensabile rete di nuova generazione (NGN).
L'ultimo schiaffo a questi tentativi viene da Telecom Italia per bocca dell'amministratore delegato Franco Bernabè, il quale ha sostanzialmente intimato allo Stato di starsene al di fuori di queste questioni.
Attorno al cosiddetto Tavolo Romani Telecom e gli operatori alternativi - come Vodafone, Fastweb, Wind, Tiscali e altri - si erano radunati tempo fa per stabilire le modalità di realizzazione della NGN.
L'azienda di Bernabè, che della nuova rete avrebbe dovuto sostenere i costi maggiori per poi concedere l'unbundling agli altri, non era dello stesso parere: affermava di poter realizzare la NGN per conto proprio, senza alcun bisogno degli altri.
Ora l'AD di Telecom va oltre, spiegando che tutte queste trattative non fanno altro che rallentare i lavori e il piano di investimenti che prevede di coinvolgere 13 città nel 2011 e 125 città entro il 2018.
Ecco perché Bernabè ha detto chiaramente che non vuole accettare vincoli in questo campo e ha chiesto al governo di farsi da parte, rifacendosi alle esperienze in altri Paesi: «Da nessun'altra parte c'è un intervento diretto del pubblico. Se lo Stato vuole tornare a essere imprenditore va benissimo: ha Infratel e lo faccia per conto suo»; «Sia chiaro» - ha però aggiunto - «che torniamo indietro di 15 anni, al ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni».
Tutto ciò mette in pericolo il prossimo incontro, fissato per il 21 di giugno, ma la replica del ministro Romani rigetta tutte le accuse: «Non si tratta assolutamente di una nazionalizzazione anche perché il 10 di novembre del 2010 abbiamo firmato con Telecom Italia un memorandum of understanding dove c'è scritto che la società pubblico-privata, la Infraco, agisce secondo il principio di sussidiarietà e interviene con un'infrastruttura passiva. Lo Stato non si mette dunque a fare nessuna concorrenza alle aziende italiane di telecomunicazione ma contribuisce a favorire il mercato», come ha spiegato Paolo Romani in un'intervista.
Secondo il ministro le vere motivazioni dietro la richiesta di Bernabè non vanno cercate in eventuali rallentamenti che il tavolo di discussione comporterebbe, ma nella paura da parte dell'ex monopolista di perdere la posizione dominante che tuttora mantiene.
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