Cryptome rivela come fanno le forze dell'ordine a farsi consegnare i dati degli utenti: coinvolte anche Microsoft, AOL e Blizzard.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-11-2011]
Se fino a oggi quando si parlava di pubblicazione di documenti riservati la mente correva immediatamente a Wikileaks, ora anche l'analogo sito Cryptome si è guadagnato le luci della ribalta.
Fondato nel 1996 da John Young, Cryptome è forse sconosciuto al grande pubblico ma ben noto ad aziende come Microsoft, con cui ha avuto a che fare soltanto l'anno scorso.
Il motivo del contrasto era lo stesso che ha portato il sito oggi all'attenzione mondiale: la pubblicazione di materiale pensato per non essere diffuso, in particolare le procedure adottate dai vari fornitori di servizi per garantire alla polizia l'accesso ai dati degli utenti.
Su Cryptome - via Public Intelligence - si trovano per esempio le spiegazioni su come fanno le forze dell'ordine a ottenere tutte le informazioni su un dato utente di Facebook, fornendo l'ID numerico dell'utente stesso.
La richiesta va inviata via email o fax; la risposta arriva sotto forma di email o CD-ROM (se i dati sono molti) dopo due settimane (al massimo entro sei): conterrà praticamente tutto, dai numeri di telefono alle attività eseguite sul social network. L'articolo continua qui sotto.
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Vi sono anche altre informazioni interessanti: scorrendo il materiale si scopre per esempio che Facebook conserva, di ogni utente, le informazioni relative agli indirizzi IP usati negli ultimi 90 giorni (e li fornisce alla polizia dietro richiesta), così come fa AOL (che conserva anche le email per un periodo che può andare da 24 ore a 30 giorni, ma per averle occorre un mandato), mentre Hotmail si limita a 60 giorni.
Altre aziende non si preoccupano di cancellare i log, nonostante esistano in proposito delle normative contrarie (per lo meno in Europa): Blizzard, per esempio, conserva le informazioni indefinitamente.
Occorre dire, tuttavia, che le informazioni pubblicate da Cryptome non costituiscono esattamente una novità: per esempio, le linee guida di Facebook sono già state rese note dalla Electronic Frontier Foundation.
Inoltre, quelle pubblicate dal sito di Young risalgono al 2008, mentre Facebook stesso ha deciso, forse nel tentativo di smorzare i toni, di rendere pubblicamente note le linee guida di quest'anno.
Perché le forze dell'ordine abbiano accesso alla maggior parte dei dati degli utenti, infine, occorre per lo meno un mandato, e per i dati maggiormente riservati è necessario l'ordine di un tribunale; solo nei casi di emergenza esistono metodi per agire più rapidamente, illustrati proprio nelle linee guida.
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