Un nuovo conflitto di interessi?

Mentre gran parte dell'opinione online è focalizzata sul conflitto di interessi di Berlusconi, altre concentrazioni online e offline agiscono senza produrre altrettanto fervore.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-12-2002]

Carlo De Benedetti è un finanziere che conta molto in Italia: possiede infatti la CIR (holding industriale del Gruppo De Benedetti) che a sua volta controlla il Gruppo Editoriale L'Espresso SpA, uno dei colossi editoriali italiani. L'Espresso è uno dei settimanali politici più seguiti in Italia mentre La Repubblica ha appena battuto per 1.000 copie il primato de "Il Corriere della Sera" come giornale più venduto in Italia, mentre la sua edizione on line è, da tempo, una delle più cliccate in Italia. De Benedetti è uno dei maggiori imprenditori italiani: anni fa uscì da Fiat perché le sue proposte innovative non piacevano ai fratelli Agnelli (e forse aveva ragione De Benedetti) e comprò l'Olivetti, lanciò il primo Pc, guadagnò la copertina di Time, fece un'alleanza con AT&T.

Qualche errore manageriale ma soprattutto il gap tra le dimensioni e la capacità di investimento dell'italiana Olivetti e i giganti dell'informatica fecero uscire dai mercati l'Olivetti e De Benedetti per salvarla ottenne la prima licenza Gsm dopo Tim (che oggi è guidata da suo figlio Marco) e fondò Omnitel, che ora sta per assumere definitivamente il nome di Vodafone che la controlla. De Benedetti, bisogna dirlo, non fu per niente aiutato né dalla politica -insensibile ai problemi dello sviluppo tecnologico (ed allora c'erano Craxi ed Andreotti)- nè dal resto degli imprenditori italiani: gli Agnelli infatti preferirono vendere Telettra ad Alcatel. L'Italtel (azienda di stato della telefonia) poi, non volle mai stringere accordi con lui nel momento "magico" dell'inizio della convergenza tra informatica e Tlc.

De Benedetti uscì in seguito dalla telefonia vendendo Omnitel, ebbe anche qualche guaio giudiziario che affrontò con dignità senza gridare alla persecuzione giudiziaria. Infine si è rifugiato nell'editoria, non controlla emittenti TV ma possiede un network radiofonico e una catena di quotidiani locali dal Veneto al Centro-Italia che affiancano La Repubblica. Non dimentichiamo poi che controlla l'ISP Kataweb. Non essendo un "televisionaro" come Berlusconi, né un presidente di squadre calcistiche (ma oggi visti Cecchi Gori e Cragnotti è meglio così) non è popolare come Berlusconi ma è comunque uno degli uomini più conosciuti ed ammirati d'Italia (e fuori Italia) rappresentando, semmai, un tipo di imprenditore non troppo trinariciuto ed un po' progressista.

Ora che fa De Benedetti? Scende in campo, approfittando della crisi Fiat e del ridimensionamento degli Agnelli, ed insieme al suo socio, Carlo Caracciolo (cognato di Agnelli), fonda un'Associazione politica riformista che riecheggia nel nome il mitico motto della formazione politica dei fratelli Rosselli, Giustizia e Libertà: la chiama Libertà e Giustizia. Libertà e Giustizia punta molto sul Web per organizzarsi, fare adesioni, creare circoli ed è animata -tra gli altri- da due belle figure di intellettuali-galantuomini: lo scrittore Claudio Magris e Gianni Locatelli, ex direttore de Il Sole 24 ORE.

La loro proposta è quella di aggregare le persone moderate che non si riconoscono nella destra ma che, nemmeno, per estrazione sociale e convinzioni personali si potrebbero identificare in una figura prestigiosa, che sa parlare ai No-Global, come l'ex sindacalista Sergio Cofferati. Fin qui niente di male: persino Berlusconi ha bisogno di essere salvato da sé stesso e creare le premesse per un'alternanza di governo è un servizio che si rende alla democrazia, bisogna saperlo riconoscere a prescindere dalle idee politiche che si professano.

Il problema è se sia il caso, dopo aver tanto contestato il conflitto di interessi, che un'Associazione Politica, che non cela neanche troppo l'ambizione di essere un quasi partito (una "Forza Italia" di sinistra) debba essere fondata da un signore così danaroso e potente nel settore della comunicazione. La Democrazia può vivere determinata solo o in gran parte da chi dispone dei maggiori mezzi economici? Chi possiede un impero finanziario, industriale, editoriale sarà veramente libero nel ricercare -attraverso la politica- il bene comune?

Chi controlla stampa, radio e Web non li condizionerà per favorire la propria ascesa politica? Come potranno essere indipendenti gli organi di informazione che possiede se dovesse andare al Governo? Sono questi i problemi che l'arrivo di Berlusconi in politica ha posto, che il Centrosinistra non ha saputo risolvere con una legge ad hoc ed ora c'è quasi il sospetto che non lo abbia voluto fare per non sbarrare la strada ad altre discese in campo anche se nel Centrosinistra ci sono già tanti che vogliono fare i capi e non era il caso di aggiungerne un altro. Sono domande credo legittime, peccato che in Italia non siano molti a porsele.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (4)

Fred
Olivetti Leggi tutto
17-12-2002 14:21

gianni
belle osservazioni Leggi tutto
10-12-2002 01:51

Marco Lino
risposta ad una domanda tardiva. Leggi tutto
10-12-2002 00:15

Gustavo Sabato
Filastrocca Girotondo Leggi tutto
6-12-2002 11:49

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