Gli squali del copyright restano a bocca asciutta

Si conclude a tempo di record il processo Elcomsoft: dopo avere sentito il testimone chiave Dmitry Sklyarov, la giuria emette il suo verdetto. L'imputato è innocente!



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 19-12-2002]

A sorpresa, pochi giorni di Camera di Consiglio sono stati sufficienti alla giuria per giungere alla formulazione del verdetto: Elcomsoft è assolta da tutti i capi di imputazione sostenuti dall'accusa. Ne segue che l'Advanced eBook Processor di Dmitry Sklyarov non può essere considerato un strumento da pirati e prevale quindi la tesi del suo stesso autore: detenere un copyright non implica il diritto di imporre all'usabilità delle proprie pubblicazioni limiti più stringenti di quelli espressamente previsti dalla legge.

Gli squali che chiedevano condanne esemplari per la Elcomsoft e per il suo dipendente Dmitry Sklyarov incassano dunque una sconfitta bruciante.

Dmitry è stato infatti prosciolto già un anno fa, durante le prime udienze preliminari, per avere accettato di testimoniare contro Elcomsoft. Ben sapendo che la sua nuova posizione di testimone dell'accusa non lo avrebbe affatto costretto a dire il falso, il proscioglimento è subito apparso l'unica via d'uscita a disposizione del Dipartimento di Giustizia per evitare di trasformare Sklyarov in un martire, contro il proprio interesse di accusatore. Elcomsoft, a sua volta, esce ora vincitrice dal processo penale vero e proprio.

La stessa Adobe, dopo avere scatenato i mastini del F.B.I. e del Dipartimento di Giustizia con la sua denuncia, si era prontamente defilata, ritirando le accuse e chiedendo (ipocritamente) la cessazione dell'azione penale, una volta percepiti i primi effetti, devastanti per la propria immagine pubblica, delle azioni dimostrative organizzate dalla Electronic Frontier Foundation a sostegno di Sklyarov.

Fallisce, dunque, il tentativo di utilizzare la normativa sul copyright, il famigerato Digital Millennium Copyright Act, come una vera e propria arma di intimidazione a disposizione dei giganti del software e dell'entertainment: questi, costretti a rientrare nei ranghi umiliati e a mani vuote, devono abbandonare le speranze di impartire una sonora lezione a tutti quelli che osano esprimere dissenso dal loro volere.

Per tutti coloro che credono nella libera circolazione del sapere e che ritengono importante affrancarsi da ogni forma di monopolio culturale, economico e politico, la vittoria di Elcomsoft testimonia con forza che l'equità non coincide con gli interessi delle grandi corporazioni e che esistono, nonostante le pressioni di queste, spazi di libertà importanti. Di più, la sentenza di San Diego costituisce un precedente che si spera possa influire positivamente sull'andamento di altre vicende giudiziarie: tra queste, l'odissea dell'adolescente norvegese finito nei guai per avere scritto DeCSS, un programma open source che consente di utilizzare i DVD su Linux.

Fred von Lohmann, avvocato della Electronic Frontier Foundation, ha dichiarato: "Fin dall'inizio abbiamo sostenuto che Dmitry Sklyarov, Elcomsoft, e i tecnici come loro non sono pirati, e oggi una giuria ci ha dato ragione". Perciò il verdetto di assoluzione è "un messaggio forte" lanciato a chi è convinto che un programmatore "dovrebbe essere messo in galera solo perché i programmi che scrive non sono graditi a chi detiene un copyright".

Risponde BSA: "Eserciteremo ulteriormente pressioni affinché il Pubblico Ministero continui a perseguire con aggressività ogni presunta violazione della legge.".

La guerra non è ancora vinta: l'arroganza dei solti noti è dura a morire.

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