Mondo Linux, dove stiamo andando?

Il punto della situazione.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 29-03-2003]

Ormai Linux è una realtà affermata anche in ambito enterprise. Quasi tutti i colossi dell'IT hanno una loro divisione Linux: tutto bene quindi? Secondo me no, e vi spiego perché: analizziamo insieme la situazione inerente il mondo Linux, in particolare l'aspetto delle distribuzioni.

La situazione, a un primo colpo d'occhio, non potrebbe essere migliore: grandi aziende (e per l'esttezza Suse, SCO, Conectiva e TurboLinux) si alleano insieme per formare un consorzio chiamato UnitedLinux.

Dopo poco altre società (IBM e AMD) si alleano, come partner tecnologici a questo consorzio. Non parliamo di due società da poco: una (IBM) è il colosso, nato con la nascita stessa dell'informatica il secolo scorso (ma questa è un'altra storia), che ha scelto di appoggiare Linux da tempo. La seconda (AMD) è il secondo produttore mondiale di chip, che vede nel nostro amato pinguino un modo per far crescere la propria tecnologia a 64 bit più rapidamente del suo concorrente Intel.

L'alleanza non è del tutto priva di nemici, più o meno dichiarati: l'obiettivo del consorzio infatti è scalfire la supremazia di Red Hat nel settore, la quale detiene da sola la maggioranza relativa del mercato, secondo le ultime stime.

La stessa Red Hat si è recentemente alleata con HP per fornire il supporto a Linux per i clienti enterprise e per gestire assieme il marketing di Linux in maniera "molto più aggressiva".

Non ci vuole molto a capire chi possa essere il bersaglio di tale aggressività, vero? A me sembra che non possa che essere UnitedLinux. In mezzo a questi due vasi di ferro, mi dispiace dirlo, vedo solo più vasi di coccio:
- Lindows: Vaporware allo stato puro, secondo me; se riusciranno a dimostrare il contrario sarò ben contento.
- Xandros: nata come l'araba fenice dalle ceneri di Corel, con qualche buona idea ma nulla in grado di impensierire i due colossi.
- Debian, Slackware et similia: ottime distribuzioni (la Debian è la mia preferita) ma sicuramente non in grado di attirare il mercato enterprise verso di loro, e purtroppo neppure i neofiti, attirati dalle distro più famose.
- Mandrake: la prima ad aver creduto a Linux come sistema per desktop (aziendali e non), con il solo difetto di averci creduto troppo presto; adesso è in amministrazione controllata (che non è il fallimento: possono ancora farcela tranquillamente).

Ovviamente il mio elenco è largamente incompleto. D'altronde il numero delle distribuzioni di Linux è una rappresentazione fedele dell'entropia dell'universo: continua a crescere. Il problema è che il suo tasso di crescita è superiore a quello dei nuovi utenti, portando solo nuova frammentazione, e avvantaggiando implicitamente le grandi distribuzioni.

Come dicevo all'inizio: le distribuzioni crescono, gli utenti crescono, la considerazione del mondo enterprise verso Linux aumenta: tutto bene quindi? Secondo me, no. Quello che si sta configurando per il mercato Linux è un duopolio, in cui le distribuzioni minori vengono schiacciate da questi due colossi:
- United Linux: IBM, AMD, SuSE, SCO, TurboLinux e Conectiva. Notate come siano strategicamente le distribuzioni più forti ognuna in un continente, esclusa SCO - che però ha una rete di vendita impressionante in USA.
- Red Hat: Red Hat ed HP, più la longa manus di Intel, associata con HP nell'operazione Itanium (64 bit).

Uno dei motivi del successo di Linux è la naturale antipatia provata da molti verso il monopolio Windows. Ma siamo sicuri che il duopolio sia tanto diverso? Pensate che il comportamento di queste aziende sarà diverso da quello di Microsoft, una volta che avranno ottenuto una quota di mercato paragonabile a quella che oggi detiene Linux? Ho i miei forti dubbi in merito.

Prendiamo per esempio la questione SCO, con i suoi affondi legali verso IBM, e di riflesso Linux stesso, per i brevetti: non vi è nulla di scandaloso, dal punto di vista della logica aziendale.

In sintesi, SCO detiene dei brevetti, che fanno parte del suo patrimonio; è in difficoltà economiche, e cerca di far rendere i suoi investimenti passati, ribadendo i suoi brevetti: nulla di immorale o illegale, semplice logica economica.

Eppure il risultato per Linux potrebbe essere devastante, nonostante SCO sia nell'iniziativa UnitedLinux sta andando avanti: il suo obiettivo è il profitto, e Linux è solo uno degli strumenti.

Vi assicuro che nessuno in Red Hat o UnitedLinux si augura davvero che Mandrake ce la faccia. Un eventuale salvataggio di uno dei due colossi sarebbe solo un'operazione a basso costo per entrare in possesso della tecnologia di quella distribuzione.

La spinta propulsiva verso l'innovazione e la condivisione, propria del movimento Open Source, non si sposa con la logica di multinazionali, il cui obbiettivo primario è fare profitto.

Non ritengo che ci sia nulla di sbagliato nel fare profitto: è l'essenza stessa di un'azienda, altrimenti non potrebbe esistere. Tuttavia, la filosofia che sta dietro a Linux e a tutto l'OSS mal si sposa con le logiche delle multinazionali.

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 9)


Ennio
Si va nella direzione giusta. Leggi tutto
31-3-2003 12:06

Marco
Free ma non per tutti Leggi tutto
30-3-2003 22:34

W la libertà di scelta Leggi tutto
30-3-2003 13:57

Non vedo il problema Leggi tutto
30-3-2003 09:44

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