L'altra faccia della Borsa

Crescono gli investitori eticamente orientati. Guardano non solo al guadagno ma anche alla qualità del lavoro, al rispetto dei contratti sindacali, alla tutela dell'ambiente e dei diritti umani delle aziende alle quali affidano i propri risparmi. Garantiscono società indipendenti di rating etico. Per loro vale il Dow Jones Sustainabilty World Index.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-05-2003]

Può cambiare la logica del profitto che secondo Karl Marx è alla base dello sfruttamento dei lavoratori? A quanto pare sì. Almeno in Borsa dove tra gli investitori c'è sempre più voglia di finanza etica e il risparmiatore chiede di investire in fondi che garantiscano che i profitti derivino da strategie aziendali o politiche statali basate sulla qualità delle condizioni di lavoro, sul rispetto dei contratti sindacali, sulla sicurezza, oltre che sulla tutela dell'ambiente e dei diritti umani.

Tra i possibili investimenti, anche in Italia, cominciano a affermarsi così i cosiddetti Fondi Socialmente Responsabili. Un settore che a livello mondiale muove ben 235 miliardi di euro. Per ora si tratta solo del 2% dei fondi d'investimento mondiali, per i tre quarti concentrati negli Stati Uniti e in Canada dove questi strumenti di finanza etica sono comparsi già negli anni Venti del secolo scorso, ma la percentuale è destinata a crescere.

Non a caso accanto all'indice generale, da anni è attivo il Dow Jones Sustainabilty World Index (Djsi) che raggruppa 236 società (tra le circa 2.000 dell'indice generale Dow Jones) quotate in borsa più attente ai diritti dei lavoratori, alla salute, all'ambiente e più impegnate in una competizione positiva di sostenibilità. Un indice di buona pratica aziendale che negli ultimi otto anni si è incrementato del 70,94% contro il 45,36% del mercato mondiale.

In Italia, secondo un'indagine di Bipiemme Gestioni, dal 2002, anno in cui c'è stato un exploit, il risparmio socialmente responsabile ha riguardato investimenti, in 50 diversi prodotti, per circa 3 miliardi di euro. La nuova tendenza non è sfuggita agli addetti ai lavori che si preparano a venire incontro con l'offerta di prodotti finanziari ad hoc alla domanda di investitori eticamente orientati.

Da una recente indagine commissionata all'Astro Demoskopea dalla Assogestioni emerge infatti che il 45% del campione si è detto favorevole ai prodotti finanziari che rispettano i principi etici. Si tratta evidentemente di persone con una cultura finanziaria più avanzata che in nome di trasparenza ed eticità rinunciano a margini di profitto più elevati. La crescente domanda di fondi etici influenza anche la loro stessa tipologia.

Se fino ad oggi questi riguardavano per lo più società e aziende che devolvevano parte del profitto ad associazioni no profit, oggi i Fondi Socialmente Responsabili si indirizzano anche nell'investimento diretto in azioni e titoli di società eticamente certificate in base a specifici criteri elaborati o dal gestore stesso o da società indipendenti di cosiddetto rating etico.

E' questo il caso degli ultimi arrivati sul mercato finanziario. Si tratta dei Fondi Socialmente Responsabili, suddivisi in monetari, obbligazionari misti o bilanciati, di Etica Sgr (Banca etica) che garantisce al risparmiatore prodotti finanziari che investono in società che hanno passato il vaglio di una società belga di rating etico che, in piena indipendenza assegna, il marchio Ethibel, una sorta di bollino di riconoscimento di strategia aziendale e politica votata all'etica.

Nell'elenco di Ethibel compaiono 230 imprese e 17 Stati etici tra i quali Germania, Norvegia, Olanda, Svezia e Canada. "I nostri - spiega Alessandro Tani, direttore marketing di Bipiemme Gestioni alla quale Etica Sgr ha affidato la gestione dei nuovi fondi- sono i primi in Italia ad avere la certificazione Ethibel e già nel primo periodo di collocamento hanno raccolto oltre 18 milioni di euro". E a livello nazionale la previsione di crescita del settore, ora attestato allo 0,5 del totale, secondo esperti, in breve tempo dovrebbe balzare al 6 per cento.

I più ottimisti prevedono addirittura a medio termine una crescita del 14%. Investire eticamente infatti non vuol dire per forza rinunciare, come dicono gli addetti, ad una buona "performance finanziaria". Piuttosto, in linea con gli ultimi orientamenti, si porta avanti la strategia "di guadagnare meno ma rischiando meno".

In base ad una analisi effettuata da Federico Versace, della società di rating Avanzi, vi è correlazione diretta tra il valore di titoli e notizie negative di carattere ambientale e sociale sull'impresa. Incidenti di petroliere, scandali di corruzione e di impiego di lavoro minorile, conflittualità sindacali mandano a picco i titoli.

Così una strategia aziendale eticamente orientata, fungendo anche da prevenzione, attenua i rischi derivanti da eventi negativi sul titolo. Il risultato, secondo Versace, è che il rapporto rischio/rendimento è neutro o positivo. Tutto ciò dimostra, e i pochi che possono investire in Borsa oggi hanno gli strumenti adatti per farlo, che coniugare etica e profitto è possibile.

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Commenti all'articolo (2)

Pier Luigi Tolardo
Si chiama Sa8000 Leggi tutto
27-5-2003 20:33

Massimo Ferrario
L'altra faccia della Borsa Leggi tutto
27-5-2003 20:15

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