Intervista a Igino Domanin che studia la Rete tramite un approccio filosofico.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-05-2003]
Igino Domanin unisce alla professione di ricercatore universitario di filosofia, la passione per il Web. Da sempre presente nel team del portale Clarence dove si occupa di cultura, ha scritto insieme a Stefano Porro un provocatorio saggio sul rapporto Rete-Chiesa Cattolica, ed è uno dei fondatori della Webzine Quinto Stato, infine è il direttore del portale italiano di filosofia Hermesnet. Gli abbiamo posto qualche domanda sul rapporto filosofia-Rete.
ZN: Perché hai pensato ad un portale italiano sulla filosofia?
Igino Domanin: "Ho pensato innanzitutto di costruire un'interfaccia tra le risorse già disponibili on line per la ricerca nel campo filosofico e la comunità degli studenti e dei ricercatori. Parallelamente alle caratteristiche proprie di un prodotto come un "portale", ho voluto però, fosse presente un'ampia parte editoriale e una zona che presentasse gli esperimenti didattici più avanzati.
ZN: Quali sono i vostri programmi futuri?
Igino domanin: "A partire dal prossimo anno integreremo molti altri progetti nella struttura di Hermesnet. In particolare costruiremo un blog di Filosofia della Tecnologia che sarà l'organo di un workshop permanente organizzato dal Lab che studia i rapporti tra nuove tecnologie e saperi umanistici che coordino presso la Statale di Milano insieme al prof. D'Alessandro."
ZN: Finora il pensiero filosofico, soprattutto italiano, non si è molto applicato a comprendere le novità della Rete e le sue implicazioni sull'antropologia, l'epistemologia, l'etica. E' così o mi sbaglio?
Igino Domanin: "Le forme classiche del pensiero filosofico sono imprescindibilmente legate al mezzo comunicativo impiegato. Come ha mostrato il filosofo francese Jacque Derrida la nostra forma di ragionamento dipende dal modello alfabetico. La scrittura elettronica muta profondamente i paradigmi culturali, e ci costringe a pensare secondo uno stile non-lineare e a-sequenziale.
Il modello della Rete diventa un criterio epistemologico che implica una profonda innovazione del modo di concepire l'organizzazione e le forme dell'impresa scientifica. Per questo motivo esiste una forte resistenza nei confronti di questi cambiamenti. Anche fondata sul timore, non del tutto ingiustificato, di un rischio di impoverimento dei contenuti culturali della tradizione.
Il mio sforzo è, appunto, quello di costruire una prospettiva metodologica per l'applicazione delle tecnologie comunicative nell'ambito della filosofia. Un'applicazione che non può essere neutrale, sulla quale bisogna appunto riflettere, ma che non può essere rinviata. Ormai la Rete sta diventando lo spazio pubblico della ricerca."
ZN: Dovendo indicare cinque autori fondamentali e cinque loro testi per comprendere la Rete che suggerimenti ti sentiresti di dare?
Igino domanin: "Dovendo scegliere tra i miei punti di riferimento attuali su questi temi direi:
David Lyon, La società sorvegliata;
Manuel Castells, L'età dell'informazione;
Lev Manovich, Il linguaggio dei nuovi media;
Jerome McGann, La letteratura dopo il World Wide Web;
Andrew Feenberg, Tecnologia in discussione. Filosofia e politica della moderna società tecnologica.
ZN: Tu fai cultura su Internet da molto tempo (Clarence, QuintoStato, HermesNet). Scusami la provocazione: fare cultura sulla Rete è possibile e "paga"?
Igino Domanin: "Fare cultura sulla Rete non paga, se con questo si intende la costruzione di modelli di business. Anche se credo che in futuro l'infrastruttura tecnologica, per dirla con Castells l'"informazionalismo", sarà la base del lavoro intellettuale. Per cui credo e spero che le istituzioni pubbliche supportino questi progetti. Anche se per il momento - faccio riferimento ad Hermesnet e a QuintoStato - sono frutto esclusivamente della passione e della ricerca."
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