Lo rivela uno studio che analizza la storia degli ultimi 140 anni.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-08-2015]
La continua automatizzazione crea disoccupazione: l'avanzata delle macchine che svolgono lavori prima appannaggio dell'uomo lascia a casa torme di persone, le quali devono trovare un modo per tirare avanti in un mondo in cui le loro qualifiche non sono più richieste.
È questa, in sintesi, la versione che si sente ripetere per lo meno sin dalla rivoluzione industriale ed è la motivazione della famosa opera di sabotaggio dei telai a vapore. L'articolo continua qui sotto.
Le loro conclusioni sono molto interessanti: se è innegabile che l'apparizione di nuove tecnologie nei diversi settori ha causato la scomparsa di alcuni lavori, è anche vero che l'affidamento di certi compiti alle macchine ha comportato una diminuzione dei costi di produzione, causando un abbassamento dei prezzi dei beni essenziali e di conseguenza un aumento del denaro che la gente comune può spendere; così si è assistito in parallelo a un aumento di quei lavori in cui l'apporto umano è essenziale, oppure che si occupano di aspetti secondari della vita, come l'intrattenimento e i servizi di ristorazione o bellezza.
A riprova di quanto affermano, gli autori dello studio suggeriscono di considerare l'aumento del personale dei bar iniziato nel 1950 o quello del numero di parrucchieri registrato nell'ultimo secolo: l'aumento delle possibilità di spesa ha creato una nuova domanda per nuovi lavori.
Andando indietro nel tempo, gli economisti hanno scoperto come la diminuzione del numero di lavoratori dell'agricoltura è stata accompagnata da una rapida crescita dell'occupazione nei settori «dell'assistenza, della tecnologia, dei servizi e nei campi più creativi».
Nel 1871, in Inghilterra e Galles il 6,6% della popolazione era impegnato nel settore agricolo; oggi tale cifra si aggira intorno allo 0,2%.
Per quanto riguarda il presente e il prossimo futuro, «le macchine si assumeranno i lavori più ripetitivi e faticosi, ma non siamo oggi più vicini a eliminare il bisogno di lavoro umano più di quanto lo siamo stati negli ultimi 150 anni».
I dati sono chiari. Se nel 1901, quando Inghilterra e Galles combinati avevano una popolazione di 32,5 milioni di persone, 200.000 di queste erano impegnate nel settore del lavaggio dei vestiti, oggi, con una popolazione di 56,1 milioni di persone, appena 35.000 persone sono impegnate nello stesso settore.
La causa di ciò è ovviamente da ricercarsi nelle innovazioni apportate dall'installazione delle tubature dell'acqua nelle città e nelle case, nella diffusione dell'elettricità e nell'apparizione delle lavatrici.
Per contro, soltanto negli ultimi due decenni i posti di lavoro nel settore dell'assistenza infermieristica sono cresciuti del 909%, quelli nel settore dell'educazione del 508%, quelli nel settore dell'assistenza a casa del 168%.
«Il facile accesso alle informazioni e il ritmo accelerato delle comunicazioni hanno rivoluzionato la maggior parte delle attività basate sulla conoscenza» aggiungono gli autori, notando per esempio che negli ultimi vent'anni c'è stato un calo del 57% dei dattilografi e del 50% delle segretarie aziendali; di contro è aumentata costantemente la richiesta di servizi professionali, e i contabili negli ultimi 140 sono diventati venti volte di più.
In sostanza, gli economisti di Deloitte concludono che «il quantitativo di lavoro nel mercato non è fisso» e che quando una possibilità viene a cadere se ne aprono altre, spesso nuove e spesso generate dalla possibilità di maggiori spese per servizi personali, come la cura della persona.
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