Dopo le dimissioni di Giuliano Amato da presidente della commissione sull'intelligenza artificiale, il Governo nomina il teologo francescano Paolo Benanti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-01-2024]
Il Governo ha nominato padre Paolo Benanti presidente della commissione sul futuro dell'intelligenza artificiale, al posto di Giuliano Amato.
Paolo Benanti ne capisce di intelligenza artificiale. Certamente è il maggior teologo moralista al mondo ad aver studiato il fenomeno dell'intelligenza artificiale con i suoi possibili sviluppi antropologici e sociali; ha scritto numerosi saggi in forma di articolo e libri sull'argomento pubblicati da numerose riviste di filosofia, prevalentemente laiche, e per questo è considerato il maggior esponente dell'algoretica, una disciplina filosofica che cerca di definire limiti e finalità dell'intelligenza artificiale soprattutto quando si applica al campo dell'ordine pubblico, della sanità, dell'organizzazione del lavoro e della formazione, alla giustizia e alla difesa; per questo ha redatto una carta di principi sottoscritta da altri filosofi, compresi cristiani non cattolici, musulmani e non credenti.
Benanti certamente è un teologo moralista e un religioso e si considera discepolo di Giannino Piana, il teologo novarese recentemente scomparso; pur partendo da presupposti cristiani (da qualche presupposto si deve pur partire ed è giusto che sia dichiarato onestamente in partenza), cerca un terreno comune di valori morali che possano condividere tutti, credenti e non credenti, sulla base della comune ragione e sulla buona volontà di realizzare il massimo benessere possibile a livello comunitario.
Benanti ha quindi le carte in regola per presiedere la commissione italiana sull'impatto dell'intelligenza artificiale sulla società? Secondo me sì, anche se non è uno scienziato o un tecnologo informatico; è però anche laureato in teologia morale, perché la commissione non dovrà occuparsi di sviluppare sistemi di intelligenza artificiale ma del loro impatto sulla società e lo Stato.
Nella commissione dovranno far parte esperti di tecnologia, di scienze sociali come psicologia e sociologia, di diritto e infine anche di scienze morali e filosofiche; il suo compito è quello di dirigere e coordinare i suoi lavori e questo, essendo già un docente universitario, lo fa già spesso ed è in grado di farlo.
Era meglio che il presidente della commissione non fosse un teologo cattolico? In Italia la maggioranza degli italiani e perfino dei nuovi italiani, nati fuori dall'Italia, è battezzata; anche nei sondaggi che periodicamente vengono fatti, la maggioranza degli italiani si dichiara cattolica, anche se magari in molti hanno un'idea personale del cattolicesimo diversa da quello ufficiale.
Esistono al momento personaggi laici e non credenti che abbiano sviluppato un'analisi competente sulle conseguenze dell'intelligenza artificiale in campo etico e sociale? Al momento, purtroppo no: il massimo studioso di etica laico in Italia è il professor Giovanni Fornero, che ha incentrato la sua produzione filosofica sui problemi della bioetica e soprattutto del fine vita con un punto di vista originale e antitetico a quello cattolico, certamente adatto a presiedere la commissione per la bioetica, di cui ha fatto parte per molto tempo, non specifico per quella sull'intelligenza artificiale.
Altri filosofi laici di grande prestigio e autorevolezza, da Umberto Eco a Nicola Abbagnano, a Gianni Vattimo, a Norberto Bobbio, sono scomparsi prima di potersi applicare con la profondità di cui erano capaci al problema dell'intelligenza artificiale.
Urge quindi che altri filosofi laici nascano e crescano in questo settore; sarà inevitabile ma al momento non hanno grande visibilità. È meglio Benanti del suo predecessore Amato che non ha fatto in tempo a insediarsi per dimettersi in mezzo alle polemiche?
Era meglio forse Giuliano Amato se la commissione volesse entrare più nel merito di indicazioni concrete di tipo legislativo al Governo e al Parlamento; questo per le competenze indubbie di Amato come esperto di diritto costituzionale e di processi legislativi.
Amato però è già stato tutto: deputato, ministro, due volte presidente del Consiglio, presidente della Corte Costituzionale; inevitabilmente si è fatto molti avversari, ha fatto cose buone ma anche errori e cose discutibili; appartiene più alla storia che alla cronaca e al futuro, non ha l'abito di persona tendenzialmente sopra le parti politiche.
Il problema poi è se una commissione del genere serve e sarà utile a dare spunti e indicazioni utili a governare almeno in parte e a grandi linee questo processo di innovazione epocale. Da una parte sono un po' scettico su queste commissioni, dall' altra sono aperto a chi, scevro da troppi e pesanti condizionamenti dal business e dalle grandi multinazionali del settore, voglia dare un contributo intellettualmente onesto a comprendere di più il fenomeno anche nei suoi aspetti umanistici, culturali in senso lato, sociali e politici e a come si possa agire per contenere gli effetti possibili negativi e a valorizzare i tanti positivi.
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Homer S.