Scioperano i call center del Gruppo Cos

A Catania sciopereranno per due giorni di seguito gli operatori del Call Center del Gruppo Cos di Alberto Tripi, che è in corsa per comprare Finsiel.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 14-02-2005]

telefonista

Gli 800 operatori del Call Center di Misterbianco (Catania) della Sicos, società del Gruppo Cos, che lavorano in appalto per Wind e Sky sciopereranno per ben due giornate giovedì 18 Febbraio e venerdì 19 Febbraio.

Si tratta di un nuovo sciopero, dopo uno molto riuscito a Gennaio, per rivendicare dalla Cos il riconoscimento della rappresentanza sindacale e per una stabilizzazione contrattuale di lavoratori quasi esclusivamente precari, dopo che l'azienda si è rifiutata di presentarsi in prefettura e presso l'ufficio provinciale del lavoro per un tentativo di mediazione.

La vicenda è particolarmente interessante perché l'azienda è del Gruppo Cos di proprietà di Alberto Tripi, che in questo momento ricopre la carica di Presidente di Federcomin (l'organizzazione della Confindustria che riunisce le aziende dell'ICT e di cui fa parte la stessa Assinform delle aziende di informatica) e anche la carica di Vicepresidente dell'Asstel (l'associazione delle aziende telefoniche da Telecom Italia a Vodafone a Wind che si appresta a rinnovare il contratto delle Tlc).

Una chiusura così totale e rigida da parte dell'azienda di Tripi diverge ed entra in conflitto con la linea di dialogo ed apertura ai sindacati che Luca Di Montezemolo, Presidente della stessa Confindustria che Tripi rappresenta, intende portare avanti.

In questo momento Tripi ha lanciato un'offerta di acquisto per la Finsiel, oggi di Telecom Italia, che si confronta con quella di importanti multinazionali come Accenture ed altre, certamente più solide finanziariamente ed industrialmente di quella della Cos di Tripi, azienda di call center dal fatturato addirittura inferiore a Finsiel.

Finora sembrava che Tripi, per portare a casa Finsiel, avesse dalla sua un ottimo rapporto con Tronchetti Provera (da cui ha acquisito l'Atesia che continua a lavorare per Telecom Italia); inoltre il fatto di essere un imprenditore italiano e quindi di far rimanere in mani italiane il primo gruppo informatico del Paese sarebbe visto bene anche in ambienti sindacali e politici.

C'è da chiedersi che senso abbia privilegiare un imprenditore italiano se poi questo è incline a non avere buone relazioni sindacali e se con la cessione di Finsiel alla Cos di Tripi non avremo un bis di quello che fu il "caso Alfa Romeo" alla fine degli anni 80.

Allora, l'Alfa Romeo non fu ceduta alla Ford, che la voleva pagare anche molto bene: il mondo della politica, da Craxi alla Dc, fino ai comunisti e i sindacati, vollero privilegiare la Fiat perché era un'industria nazionale. Quando la Fiat prese in mano l'Alfa Romeo per prima cosa fece carta straccia degli accordi sindacali esistenti, rese la vita impossibile ai delegati sindacali, smantellò l'autonomia dell'Alfa Romeo, che divenne solo un marchio Fiat, ridimensionò lo stabilimento di Arese che solo due anni fa dopo un'interminabile agonia è stato costretto a chiudere.

Non sarebbe stato meglio allora vendere l'Alfa Romeo alla Ford - e non come fece Prodi, allora Presidente dell'Iri, alla Fiat - ma vincolando la casa americana al rispetto degli accordi sindacali e a un piano di rilancio di rilancio industriale dell'azienda?

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Pier Luigi Tolardo

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