Il Consiglio dei Ministri designa Corrado Calabrò (già presidente del Tar del Lazio) presidente dell'Authority delle telecomunicazioni. Una nomina inopportuna per numerosi motivi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-03-2005]
Il Parlamento ha eletto i componenti dell'Authority per le Comunicazioni, scegliendo tutti esponenti di partito, tra cui due membri dello stesso governo (che difficilmente si metteranno mai contro il medesimo). L'opposizione ha scelto un rappresentante degli editori, Sebastiano Sortino, sbagliando anche la commissione di cui doveva far parte: forse lo farà dimettere per rieleggerlo in un'altra commissione.
Ora il governo ha designato il presidente dell'Authority, nomina che dovrà passare il vaglio delle commissioni parlamentari competenti, e su cui dovrà formarsi un consenso "bipartisan", cioè di entrambi gli schieramenti. Il Consiglio dei Ministri per questa carica (che comunque sarà operativa solo a elezioni regionali terminate, per via dell'iter da completare) ha designato Corrado Calabrò, attuale Presidente del Tar del Lazio.
Per questa scelta il Consiglio dei Ministri si è riunito senza la presenza del Presidente del consiglio Silvio Berlusconi e del sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, secondo quanto previsto dalla legge sul conflitto di interessi, in quanto Berlusconi e Letta sono tra i maggiori azionisti del più grande gruppo editoriale del Paese.
E' strano che gli esponenti del governo creino questa situazione inopportuna, loro che hanno sempre sostenuto la necessità che i giudici non facciano politica o che non assumano responsabilità politico-amministrative dopo aver lasciato da poco l'incarico giudiziario. Il problema si pone anche per il futuro: le decisioni di Calabrò, presidente dell'Authority, potranno essere impugnate davanti al Tar del Lazio che finora ha presieduto. I giudici che sono stati suoi colleghi o subordinati dovranno giudicare contro di lui: con quale serenità lo faranno?
Calabrò stesso, in qualità di presidente dell'Authority, dovrà riprendere dossier e questioni su cui si è già espresso come presidente del Tar, in un'altra veste: come potrà essere indipendente rispetto a sé stesso e alle sue decisioni?
In pratica l'Authority viene praticamente abolita e inglobata nel Tar (o viceversa). In passato Calabrò è stato più indulgente dell'Authority nel giudicare Telecom Italia, Vodafone, Mediaset: è per questo che il governo l'ha nominato a capo dell'Authority?
Il governo Berlusconi, e soprattutto il ministro Castelli, non ha sempre sostenuto l'incompatibilità tra incarichi giudiziari e qualsiasi altro incarico? Il giudice Calabrò darà le dimissioni o no dalla magistratura, assumendo la presidenza dell'Authority? Se non dovesse dare le dimissioni, quando smetterà di fare il presidente dell'Authority dovrà rientrare al Tar o al Consiglio di Stato? E allora cosa farà, giudicherà sulle disposizioni che lui stesso ha emanato?
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