Crescete e prostituitevi

Come è diventata l'informazione e la Tv, anzi l'Italia, prima che scoppiassero le polemiche sul ritorno della questione morale.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-08-2005]

Che Oliviero Beha sia uno dei giornalisti più indipendenti del nostro Paese lo dimostra il suo curriculum-vitae: da "Radio a Colori", la sua trasmissione chiusa senza motivo dalla gestione Rai di Flavio Cattaneo, ma che non gli ha fruttato nessun posto ben pagato in nessun parlamento, a Radio E Video Zorro, chiuse invece sotto la gestione "di sinistra" del Presidente Enzo Siciliano, passando dal libro "L'italia non canta più", sugli scandali della musica leggera, edito da Edisse e mai distribuito in libreria, come anche un altro libro "Antenne Rotte", fino a non avere più lavoro nella testata sportiva della Rai per aver espresso critiche sulla gestione.

Prima di Biagi, Santoro, Luttazzi, e altri, il più inaffidabile, per la destra e la sinistra televisiva, è sempre stato lui, Oliviero Beha, impegnato con rigore in una forma di "giornalismo civico", alla difesa dei consumatori-utenti, che lo accomuna ad un non giornalista, il comico Beppe Grillo, il cui Blog, oggi, è il più letto d'Italia.

Beha dà il meglio di sè, in un pamphlet recente, breve ed intensissimo, uscito a giugno prima, che, oggi,ci trovassimo nel pieno della bufera dei casi Banca Italia e Unipol, che investono la il Governo e l'opposizione, la destra e la sinistra, un saggio profetico su quella che viene definita la questione morale, dodici anni dopo Tangentopoli. Il titolo del libro di Beha la dice lunga sul contenuto: "Crescete e prostituitevi". e il sottotitolo spiega: " In una Repubblica fondata sul denaro, l'Italia di Berlusconi e di una Sinistra in riparazione manda ai giovani un pessimo messaggio".

Dico che il libro è stato profetico, e oggi è attualissimo, perché Beha rifiuta in partenza il gioco tutto italiano e sterile di essere arruolato in uno dei due fronti contrappost, destra pro Berlusconi e sinistra antiBerlusconi, un gioco che rifiuta di entrare nel merito dei problemi, che mira solo a distribuire incarichi nell'informazione e nelle aziende in base a questo schema. Il problema etico, il rifiuto di ridurre tutto alla dimensione economica, del denaro, di quanto denaro, che esaspera le logiche dei media, che spinge i ragazzi a voler solo andare in Tv al Grande Fratello o a fare le veline, non è un problema che riguarda solo Berlusconi o il berlusconismo, perché esiste un brlusconismo di sinistra analogo e ugualmente pericoloso. Beha pur essendo laicissimo, non si vergogna di parlare di "relativismo etico",come fa Ratzinger, di dire che il problema è che i ragazzi e noi tutti siamo stati disabituati a porci le domande fondamentali dell'esistenza, "chi siamo, cosa è bene e male", a guardare in noi stessi, a non considerarci e a non considerare gli altri solo dei consumatori, che c'è un mondo dagli oratori ai gruppi laici di volontariato, che rifiuta la logica mercificante del tutto è denaro, da cui bisogna ripartire.

La questione morale che oggi viene sollevata come una clava sugli avversari, a destra e a sinistra, all'interno della destra e più ancora della sinistra, è quindi non un fatto di schieramenti, di interessi, ma di valori, di modo di concepire la realtà.

Beha non assolve in nessun modo Berlusconi: sua la colpa gravissima di essersi presentato come "uomo nuovo", dopo Tangentopoli, mentre era figlio e frutto di quel sistema, di aver anestizzato le coscienze, riducendo ai minimi termini il senso del pudore stesso in politica. Beha, da sempre grande giornalista sportivo, ci ricorda che il calcio italiano, con tutte le sue magagne, è da sempre governato da Franco Carraro, già socialista e Ministro del Turismo e spettacolo di Craxi, al centro degli sprechi dei Mondiali del '90, e da Mario Pescante, già democristiano ed oggi sottosegretario allo Sport di Berlusconi, a cui è stata affidata la gestione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Sempre gli stessi da 30 anni a questa parte e il calcio italiano è sempre più ingestibile, carico di debiti e di scandali, fatto solo di telecamere e diritti televisivi. Sono gli stessi che, oggi, chiedono l'indipendenza dello sport dalla politica e non vogliono che i magistrati si intromettano nello sport. Beha dice bene: Il calcio oligarchico del Berlusca, della Juve postuma Fiat, dell'Inter del signor Telecom, della Roma ostaggio delle banche, è la fotografia dell'Italia. Le redini le tengono in pochi, ma in ogni settore italiano..

Beha non ha riguardi nemmeno nei confronti della sinistra: ricorda come lo stesso Prodi, durante il suo Governo, fosse stato tentato dall'affidare il Ministero dello Sport a Francesco Conconi, il medico sportivo accusato di trasformare in mostri gli atleti a colpi di sostanze, come il caso Pantani o il caso Juventus hanno dimostrato, che è grande amico di Prodi.

Non ha riguardi neanche per Luca Di Montezemolo, presidente di Confindustria, Fiat e Ferrari, che guadagna 12 milioni di euro all'anno, e che in questi giorni si atteggia a moralista nei riguardi dei vari Ricucci, Consorte, Gnutti. Beha ricorda: nella seconda metà degli anni Ottanta, l'allora amministratore delegato della Fiat, Cesare Romiti disse a proposito di poco edificanti avventure in Fiat: Abbiamo pescato un paio di persone che pretendevano denaro per presentare qualcuno all'Avvocato. Uno dei due l'abbiamo mandato in galera, l'altro alla Cinzano"

E Beha aggiunge che Montezemolo, dirottato alla Cinzano, ammise con franchezza: E' vero, ho sbagliato, per favorire il contatto con Gianni Agnelli mi son fatto dare 80 milioni di lire nel cofanetto vuoto di un libro di Enzo Biagi.

Per Beha lo spettro di Weimar o dell'Argentina, per la democrazia italiana, non è da escludere anche se i giovani non sanno cosa sia stata Weimar, e sui giornali non scrive più Pasolini ma si parla molto di Bonolis. La proposta provocatoria di Beha alla sinistra è quella di autoesiliarsi fuori dalla Tv, di evitare di lottare solo per apparire un minuto in più alla Tv, per ritagliarsi un proprio spazio negli show, ma di abbandonare le tv nazionali alla destra, rimanere sui giornali e sulle Tv locali, affidarsi soprattutto ad Internet, il media interattivo che le giovani generazioni, disdegnando sempre più la Tv privata e pubblica, privilegiano. La scelta, successiva al'uscita del libro di Beha, di contribuire all'elezione di Petruccioli come presidente della Rai, dimostra che ha ragione Beha: la sinistra non riesce ad uscire dalla logica televisivo-centrica dei suoi avversari, non vuole prendere in considerazione l'appello di Umberto Eco di lasciar perdere le Tv e di trasformarci in uomini-sandwich, una scelta che rischia di essere perdente.

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Pier Luigi Tolardo

Commenti all'articolo (ultimi 5 di 6)

Silvia
E poi mi danno della qualunquista! Leggi tutto
26-8-2005 17:28

Eadweard
Non solo i giovani..... Leggi tutto
23-8-2005 00:47

Leandro
Crescete e prostituitevi Leggi tutto
20-8-2005 16:21

Gimmy
media libero? Leggi tutto
19-8-2005 15:36

Vittorio
Chiudiamo Internet Leggi tutto
18-8-2005 14:35

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