Tunisi Mon Amour, un appello per la libertà

Il senatore Fiorello Cortiana chiede di firmare l'appello per una dichiarazione universale dei diritti della Rete.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-02-2006]

E' un appello online aperto tutti: Tunisi mon Amour, quello che ci chiede di sottoscrivere il senatore Fiorello Cortiana, dei Verdi, che alla Conferenza sull'Information Society di Tunisi è stato il capo della delegazione parlamentare italiana.

Si potrebbe dire che a Tunisi lo sapevamo già: i governi stanno utilizzando lo sterminato patrimonio di informazioni consegnato dalla rete ai fini di un controllo permanente e invasivo degli individui, mentre le aziende ci profilano per scopi di mercato. Capita sempre più spesso di imbattersi in inquietanti notizie inerenti le violazioni di privacy, democraticamente distribuite sul globo in aree sono notoriamente soggiogate al potere di forze conservatrici o peggio ancora a governi teocratici o totalitaristi. Si pensi al caso Cina, proprio prima del summit di Tunisi: Yahoo consegna al regime i nomi - ovvero gli indirizzi e-mail - di due giornalisti rei di aver prodotto testi che contenevano parole come democrazia e libertà, fatto che costituisce reato in quel paese.

Dall'altra parte del Pacifico, notizie anche sul fronte statunitense. Il Dipartimento di Giustizia si è messo in testa di proteggere "zelantemente" (fonte: Herald Tribune; virgolettato dal testo) i cittadini dalla pornografia con una massiccia ed estensiva applicazione del Patriot Act. Non è la prima volta che si richiede presso giudici federali di forzare i motori di ricerca a consegnare l'accesso a milioni di ricerche private su Internet, tramite parole chiave selezionate ad hoc: ha fatto notizia il rifiuto di Google, mentre AOL, Yahoo e MSN hanno accettato la richiesta.

Sotto l'egida della difesa ai minori, dunque, si cerca da tempo di far approvare una legge già bloccata una volta dalla Corte Suprema. Ed è curiosa la convergenza tra teo-con statunitensi e gli integralisti iraniani, che in nome della lotta alla pornografia hanno chiuso svariati cyber cafe. In Italia, invece, la repressione della rete colpisce il p2p sotto la bandiera della lotta alla contraffazione: abbiamo raccolto migliaia di firme sul decreto grande fratello e sulla Legge Urbani; abbiamo fatto un presidio davanti alle ambasciate di Stati Uniti e Cina. Come segno minimo di protesta civile.

Infatti ciò che si mette in questione sono i diritti civili: la privacy (profilare i consumatori ha un fantastico potenziale di mercato e d'altro canto i governi, una volta catalogate, possono abusare di queste informazioni per i propri scopi); la libertà di espressione e non solo; il diritto d'accesso alla conoscenza e al sapere, principi peraltro riconosciuti come fondanti delle democrazie di cui siamo cittadini e dalla Dichiarazione Universale di Diritti dell'Uomo.

Giornali, società civile, parlamentari, attivisti e intellettuali sono sensibili al tema. Non a caso, proprio durante il WSIS, il 18 novembre presso lo stand Italia, abbiamo lanciato la campagna "Tunisi Mon Amour. Per una Carta dei Diritti della Rete". Sono intervenuti, oltre alla delegazione ufficiale italiana al completo anche Stefano Rodotà e il Ministro brasiliano Gilberto Gil, fortemente impegnato nel suo paese in politiche di accesso digitale alla cultura; fra i promotori dell'iniziativa anche Lawerence Lessig e Richard Stallman. Gli scopi saranno, fra gli altri, di introdurre gli elementi della Internet Governance Forum, annunciato a Tunisi da Kofi Hannan col fine di dirimere la questione della governo della rete e la creazione di una Carta dei Diritti della Rete alla cui proposta lavorerà un forum della durata prevista di cinque anni e che si aprirà tra poco ad Atene. Per questo, sostiene Gilberto Gil "lavoreremo insieme con il Brasile e con tutti coloro che nel mondo supportano questa idea".

Anche l'Europa è chiamata a intervenire nel dibattito, come d'altra parte i governi nazionali di tutto il mondo e la società civile, e potrà partecipare a diversi livelli al forum essendo ormai acquisito il modello multi-stake holder sperimentato col WSIS. E in questi giorni, l'Europa risponde all'appello: del 24 gennaio è il lancio della campagna presso il parlamento europeo a Bruxelles promossa da alcuni parlamentari europei impegnati nelle battaglie sulla brevettabilità del software. La questione di una vera e propria costituzione per garantire i diritti dei cybernauti e delle cybernaute (visitatori casuali o assidui della rete) è centrale. Non si può sostenere nessun tipo di automatismo fra la struttura intrinsecamente decentrata e libertaria di Internet e il suo uso, specialmente da parte attori con un peso e un potere di azione quali i governi e le grandi imprese.

Questi organismi vedono una maggiorata "libertà" di azione nel potenziale della rete: un libertà di controllo e di sfruttamento economico, perfettamente comprensibili in rapporto alla loro natura e ai loro scopi. Una costituzione, ossia il terzo potere, serve a trovare principi e leggi, diritti e doveri entro i quali gli attori possono muoversi e orientarsi.

I temi sono caldi, il terreno delicato e sdrucciolevole e l'urgenza elevatissima. Facciamo un prova insieme per avere un idea concreta di cosa possa significare controllo in rete. Tutti coloro che hanno ricevuto questa e-mail, o che stanno leggendo l'articolo, si mettano nei panni di un motore di ricerca cinese, americano o iraniano. Senza andare troppo per il sottile, immaginiamo di dover intercettare in questo testo parole chiave riferibili ai temi pornografia, democrazia, libertà, terrorismo. Il risultato sarebbe più o meno questo:

Pornografia: 3

Democrazia: 4

Libertà: 4

Terrorismo: 2 (Senza contare i riferimenti al Patriot Act.)

Questo testo, quindi, presenta la "criticità" più alta in merito alle parole democrazia e libertà: ove per criticità è da intendersi "rischio" per la sicurezza (dello stato? della nazione? del cittadino? delle major?). Minimo è il distacco per le parole relative al pericolo di attentati e al rispetto della morale sessuale.

In effetti questo testo è sì ad alto rischio, ma di intercettazione. Transitando tranquillamente attraverso le autostrade telematiche sotto forma di file, grazie alle consenzienti politiche di Yahoo, AOL e MSN, totalmente sottomessi alle pressioni governative, o dello stesso Google (che pur cerca la contrattazione) può essere intercettato dal Dipartimento della Giustizia americana o dai governi cinese e iraniano, mentre anche nel vecchio continente assistiamo a pratiche invasive di controllo attraverso la rete.

In coerenza con le logiche repressive e di controllo descritte sopra, è perfettamente naturale che il testo offra lo spunto per un'indagine, o peggio per un'azione repressiva (si pensi ai giornalisti cinesi a oggi in prigione). E non stiamo parlando di una cosa talmente diversa dall'accettare l'idea di una guerra preventiva permanente: l'Iraq avrebbe potuto avere armi di distruzione di massa ed è un nemico della lotta al terrorismo: anche in assenza di una dichiarazione di guerra, o di uno sconfinamento, è stato legittimo invaderlo e bombardarlo in barba al rispetto delle regole e dei trattati internazionali.

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