Oltre a Svezia e Italia, il Pirat Partiet si ramifica in Austria, Francia, Belgio, Inghilterra, Russia e Usa. È nata "l'internazionale piratesca"?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-08-2006]
Uno spettro si aggira di nuovo per l'Europa? Il Pirat Partiet svedese, dopo aver trovato sponda qui in Italia, si sta organizzando a livello internazionale, per coordinare le azioni di lotta e propaganda contro il sistema del copyright?
Abbiamo rivolto queste domande ai ragazzi di PiratPartiet.it, coordinati, primus inter pares, da Athos Gualazzi.
Il Pirat Partiet non ha confini: "sono nati e si stanno organizzando Pirat Partiet in Austria, Francia, Belgio, Inghilterra, in Russia e negli U.S.A., almeno è con questi che abbiamo contatti," sostiene Gualazzi, "ma non possiamo parlare di un internazionale piratesca".
Anche le finalità dei vari movimenti nazionali sono molto diverse. In Svezia, nazione che per prima ha dato alla luce un sito PiratPartiet, gli attivisti puntano a presentarsi come partito alle elezioni politiche che si terranno nel prossimo settembre, per ottenere almeno il 4 %.
I ragazzi di PiratPartiet.it, invece, non la pensano così: "l'ultima cosa di cui si ha bisogno in Italia è di un nuovo partito di nicchia," sostengono.
"Pensiamo piuttosto a un gruppo eterogeneo, ma numeroso e consapevole, che possa intavolare un dibattito costruttivo con il legislatore". Il manifesto politico conferma questa impostazione: è più una piattaforma di contrattazione con il parlamento, che un programma rivoluzionario.
I successi di Richard Stallman e della FSF sono l'esempio da seguire: con la GPL hanno risolto il rapporto con la legalità, abbracciando una politica di aderenza alle leggi che rasenta la pignoleria. Un comportamento più da ragionieri che da hacker, ma che finora ha pagato.
Leggi come la Urbani, dicono a PiratPartiet.it, "oltre a essere obsolete, puzzano di incostituzionalità. Ristabiliamo la parità di fronte alla legge tra major e utenti, e depenalizziamo lo scambio di contenuti senza scopo di lucro".
"Sono cambiati i tempi, noi non siamo sicuramente a favore del furto,ma certamente non si può definire furto lo scambio, senza scopo di lucro, di brani musicali o software. Anzi," aggiunge Gualazzi, "mi preme sottolineare che la fortuna di Microsoft, che ha imposto i suoi software come standard, è in buona parte dovuta ai programmi "piratati", che hanno inoltre permesso la diffusione massiccia dell'alfabetizzazione informatica."
Ma gli autori, chiediamo noi, non hanno diritto a un compenso per le loro opere? "Certamente, ma non è attraverso la SIAE, la DRM o altre velleitarie, invasive e superate archeologie burocratiche e tecnologiche, che riusciamo a compensare in giusta misura gli autori. Dobbiamo pensare a nuovi modi di remunerazione, scindendo chiaramente l'utilizzo per cultura personale e quello a fini economici".
Forse, lo spettro che si aggira per l'Europa è solo la consapevolezza che le iniziative delle major, volte a criminalizzare comportamenti assolutamente legittimi, hanno passato il segno.
L'intervista completa è disponibile qui: Quattro chiacchere con PiratPartiet.it (parte prima)
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