Firefox addio, almeno nel nome

Debian dovrà adeguarsi alle richieste della Mozilla Foundation o cambiare nome a Firefox.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-09-2006]

Foto di Ben Lancaster

Debian è una distribuzione Linux piuttosto famosa, nota anche per le regole che la governano, esposte nel Contratto Sociale e nelle Linee Guida per il Software Libero. Ciò ne fa la distribuzione "libera" per antonomasia.

Il problema esploso attualmente affonda le proprie radici nel 2004 ed è nato dalla licenza che copre il logo di Firefox, non abbastanza "libera" secondo gli standard Debian: pertanto, nella pacchettizzazione del browser il logo è stato finora omesso e sostituito da un globo terrestre; il nome "Firefox", invece, è stato usato senza problemi.

Qualche mese fa la Mozilla Foundation ha deciso di non tollerare più questo comportamento e ha fatto sapere a Debian che, se avesse voluto sfruttare il nome, avrebbe dovuto mettere anche il logo. Così facendo avrebbe garantito piena libertà d'uso per entrambi i marchi, a patto però che fosse soddisfatta un'ulteriore condizione: gli sviluppatori avrebbero anche dovuto sottoporre a Mozilla stessa ogni patch non ufficiale che intendessero applicare al codice di Firefox. In linea di massima, la stessa situazione si applica a Ubuntu (da Debian derivata).

Un'altra critica - minore, però, in quanto risolvibile tramite le speciali autorizzazioni previste dalla Fondazione - mossa alla versione pacchettizzata riguarda la disattivazione degli aggiornamenti automatici del browser (gestiti tramite il sistema di aggiornamento della distribuzione); la cosa a volte ha causato un certo ritardo nell'applicazione degli aggiornamenti stessi rispetto alla versione ufficiale.

La questione tecnica principale sta in uno switch nel codice di Firefox: se impostato su "ON" vengono usati nome e logo ufficiali; se impostato su "OFF" vengono invece usati nome e logo personalizzati. Nel caso della versione Debian, lo switch era impostato su "OFF", ma come nome personalizzato veniva usato ugualmente Firefox, come da accordi precedentemente presi con la Mozilla Foundation stessa, mentre il logo veniva sostituito per i motivi che abbiamo detto. I dettagli sono rintracciabili nei bug report di Debian.

Arriviamo quindi alle ultime battute, quelle di questi giorni. Le alternative che ora si pongono sono poche: si potrebbe ottemperare alle richieste di Mozilla, ottenendo così la possibilità di usare logo e nome. Questo, però, significherebbe dover sottoporre ogni singolo cambiamento all'approvazione della Fondazione: un lavoro notevole.

Oppure si potrebbe abbandonare il nome "Firefox" in favore di qualcos'altro: attualmente sembra essere questa la soluzione più apprezzata, mentre il nome alternativo più votato è, con un certo senso dell'umorismo, "Iceweasel".

Altri arrivano addirittura a proporre di espungere Firefox, qualunque nome possa assumere, dalla lista dei programmi facenti parte di Debian, favorendo progetti come Epiphany, anch'esso basato sul motore di rendering Gecko.

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Commenti all'articolo (ultimi 5 di 6)

Techno-talibans Leggi tutto
2-10-2006 09:49

Bisognerebbe analizzare la licenza MPL (Mozilla Public License) per capire come funziona il tutto. Nel sito di Mozilla ci sono delle FAQ per capire in che misura è possibile redistribuire software software e logo in base alle varie GPL e MPL, LGPL, Mozilla Trademark e chi più ne ha più ne metta. Per chi volesse approfondire: MPL FAQ... Leggi tutto
29-9-2006 13:57

per carità, che uno possa riutilizzarlo a suo piacimento nessuno lo mette in dubbio, solamente che è sacrosanta la richiesta di chi pretende di mantenere suo, intellettualmente parlando, un software: se uno lo vuole prendere, smembrare, ridipingere, riempire di features, skin, bug, tric e trac e bome a mano, ben venga, ma non pretenda a... Leggi tutto
29-9-2006 13:55

{sante76}
E l' opensource? Leggi tutto
29-9-2006 08:59

Ma a chi interessa davvero una simile disputa Leggi tutto
28-9-2006 14:56

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L'app che permette di noleggiare un'autovettura direttamente dallo smartphone è molto contestata dai tassisti.
Non è necessario introdurre nuove regole per l'app. I tassisti hanno torto, perché il mondo si evolve ma loro ragionano come se Internet non esistesse, difendendo ciecamente la loro casta (che ha goduto di fin troppi privilegi negli ultimi anni).
I tassisti dovranno adeguarsi e mandare giù il boccone amaro, anche se un minimo di regolamentazione per l'app è necessaria.
L'app non va vietata del tutto, ma va limitata in modo pesante così da poter salvaguardare le esigenze dei tassisti.
L'app va completamente vietata: i tassisti hanno ragione a protestare, perché Uber minaccia il loro lavoro e viola leggi e regolamenti.
Non saprei.

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