Una dipendente Telecom viene trasferita perche' rifiuta di andare in pensione; neanche il ministro Damiano riesce a fare niente per lei.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-11-2006]
Da qualche giorno in Italia non si fa che parlare della necessità improrogabile di riformare le pensioni per aumentare l'età in cui si esce dal mondo del lavoro, perché la vita media è aumentata e l'Inps rischia di non farcela più. Se ne parlerà molto nei prossimi mesi, visto che a gennaio partirà una trattativa governo-sindacati su questo tema.
Chi insiste più di tutti sono gli imprenditori di Confindustria e il ministro del Tesoro Padoa Schioppa, sostenuto dalle componenti riformiste del governo. Ma anche l'Udc di Casini e il nuovo partito "Italia di mezzo" di Follini sono molto favorevoli all'ipotesi di aumento dell'età pensionabile. La Cisl sembrerebbe non contraria, mentre le componenti più radicali di Rifondazione, Pdci e Verdi non ci stanno.
Secondo gli imprenditori italiani, chi è moderno, moderato e riformista propende perché le persone lascino le aziende il più tardi possibile.
E' il caso di una dipendente sessaduenne di Telecom Italia di Roma, P.P., che dopo essersi rifiutata di andare pensione, come suo diritto, è trasferita a far niente in una sede molto lontana, successivamente assegnata a un nuovo lavoro e, dopo proteste, a grande distanza da casa, nonostante l'ufficio da cui dipende sia dislocato in due sedi di cui una molto più vicina. Tutto questo, pare, per farle passare la voglia di resistere alla "pensione obbligatoria".
La dipendente scrive perfino una lettera aperta a Tronchetti Provera (costretto poi lui a lasciare Telecom Italia per le note vicende giudiziarie e politico-finanziarie) e del suo caso si occupa un parlamentare di Rifondazione Comunista che presenta un'interrogazione al ministro del lavoro Cesare Damiano.
A questo punto la lavoratrice viene ascoltata da tre ispettori del ministero del lavoro che sembrano convenire sull'effettiva azione di mobbing intrapresa nei suoi confronti. Dopo qualche tempo però gli stessi ispettori comunicano la propria difficoltà ad intervenire in questo caso perché non ci sarebbero prove o documentazione sufficiente a dimostrare, in questo caso, il mobbing.
Perfino il ministro Damiano sembra impotente di fronte alla Telecom, pure oggi presieduta non più da Tronchetti ma da Rossi. C'è da chiedersi cosa fa, rispetto a un caso come questo, il senatore Tiziano Treu della Margherita, già ministro del Lavoro nel governo Prodi nel '96, presidente della commissione Lavoro del Senato, uno dei più illustri studiosi del diritto di lavoro.
In tutte le sedi in cui interviene, Treu sostiene la necessità di introdurre in Italia delle precise norme che vietino la discriminazione dei lavoratori in base all'età e non solo per motivi di razza, sesso, opinioni politiche o sindacali.
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