Gli Arabi invisibili del Web

Una realtà poco conosciuta in Europa è il boom dei blogger indipendenti nei Paesi Arabi.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-01-2007]

"Gli occidentali? Pensano ancora che arabo significhi cammelli, tende e mille e una notte". Così sintetizza il suo pensiero Haitham Sabbah, trentenne, ingegnere palestinese, blogger di Sabbah's Blog, uno dei blog più famosi del mondo arabo.

E' una delle testimonianze che ci permettono di conoscere meglio il mondo dei blogger dei giovani arabi, contenute nel saggio di Paola Caridi, giornalista specializzata in Medio Oriente, che esce in questi giorni da Feltrinelli, con il titolo Arabi Invisibili - Catalogo ragionato degli arabi che non conosciamo. Quelli che non fanno i terroristi.

Nei Paesi Arabi risiedono circa 300 milioni di persone, di cui oltre 100 milioni sono giovani, milioni dei quali hanno dimestichezza con il Web e nei loro blog raccontano la lora realtà, la loro vita quotidiana spesso senza riferimenti alla politica o alla religione per sfuggire ai controlli della censura e per non andare in galera; e sono una realtà in continua espansione.

Non c'è solo Al Jazeera, la Tv satellitare più seguita in questo mondo e anche in Europa dalle comunità all'estero e anche dagli occidentali, e le sue sorelle, gli altri canali Tv di stato e, spesso, controllati rigidamente dai governi e dalle autorità religiose.

Come in Europa e negli Usa si sviluppa un movimento che, dal web ricerca un'alternativa all'informazione televisiva massificante e diretta dall'alto al basso, anche nei Paesi Arabi il citizen jornalism, ossia il giornalismo fatto dal basso dai cittadini, è una realtà in crescita.

Lo dimostra il caso della Tunisia, dove il presidente Ben Alì ha investito in un alfabetizzazione informatica di massa e cercando di introdurre Pc in tutte le famiglie, e ora forse se ne è pentito: l'unica opposizione vigorosa e pericolosa al suo regime è quella dei giovani cyberdissidenti. Oppure si pensi all'Egitto e ai suoi blogger condannati a pene pesanti.

Ci sono i tre fondatori di bahrainoline.org (il Bahrein è un piccolo emirato del Golfo); processati nel 2005, sono stati messi fuori quasi subito, anche in seguito alle proteste video on line di altri blogger, prima del Gran Premio di F1 che lì si svolge, per evitare le reazioni dell'opinione pubblica internazionale.

Qualche compromesso i blogger lo devono fare come Mahmood's Den, il blog di Mahmood al Yousif, che ha accettato di togliere qualche articolo critico verso il governo per evitare il blocco del sito, ma che continua a svolgere un'azione di critica delle divisioni tribali del Paese. C'è il caso del Kuwait, dove nel 2007 le donne hanno raggiunto finalmente il diritto di voto, grazie anche a una campagna on line portata avanti dai blogger kuwaitiani.

Perfino la Siria, guidata da una dura dittatura, vive una sua "primavera telematica" della libertà di opinione: lo dimostra all4syria.org, una newsletter quotidiana con quindicimila iscritti, redatta da Ayman Abdel Nour, che guida l'opposizione interna al partito unico siriano Baath. C'è anche Ammar Abdulhamid, dissidente siriano, autore del blog amarji.blogspot.com, "il blog di un eretico", stante la sua posizione laicissima, che alla fine è stato costretto all'esilio negli Usa.

Per l'autrice il ruolo dei blog nel mondo arabo, segnato da lotte per la libertà e la democrazia contro regimi autoritari e repressivi e dallo scontro tra integralisti e laici moderati, è lo stesso che svolse il Samizadt nei Paesi dell'Est, in Urss o in Cecoslovacchia, negli ultimi anni delle dittature comuniste, in cui i dissidenti diffondevano dei testi di critica politica ma anche romanzi, poesie, canzoni, proibite dal regime, ricopiandole a macchina e passandosele clandestinamente, a rischio del carcere.

Scheda
Titolo: Arabi Invisibili
Sottotitolo: Quelli che non fanno i terroristi
Autore: Paola Caridi
Editore: Feltrinelli
Prezzo:14 euro

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Pier Luigi Tolardo

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