Forse il solo modo per sottrarsi all'invadenza del Drm sarà rinunciare alla tecnologia che lo supporta.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-04-2007]
Il celere sviluppo tecnologico di software e hardware che ha caratterizzato il panorama informatico degli ultimi anni dovrebbe essere volto soprattutto a migliorare le prestazioni e l'efficienza dei computer, consentendo anche ai non esperti di effettuare, con relativa semplicità, operazioni che prima erano riservate unicamente agli smanettoni.
Si parla spesso di banda larga, di reti, di processori sempre più potenti che dovrebbero favorire il libero scambio di pacchetti di dati alla massima velocità nel minimo tempo possibile; i provider fanno a gara nel pubblicizzare adsl a basso costo (ma il rapporto prezzo/banda minima garantita?), i rivenditori non fanno altro che vantare le qualità superiori di home theatre e compagnia bella, i produttori di contenuti multimediali non lesinano di esaltare la facilità di fruizione di programmi via Dtt, via satellite e via dicendo. Ma come stanno, in realtà, le cose?
In questo idilliaco quadretto abbiamo trascurato di considerare la posizione delle major dell'industria disco e cinematografica, o meglio le pressioni esercitate dalle stesse affinchè il consumatore usufruisca dei loro prodotti secondo rigide modalità da loro stabilite.
Spacciata come un'innovazione volta ad aumentare la sicurezza, può essere utilizzata per scegliere quali programmi possano essere installati e quali no, quale hardware possa essere montato e quale no, sulla base di precise specifiche indipendenti dalla volontà del proprietario del Pc (e su questo tema, i ragazzi di no1984 hanno parecchio da dire).
Naturalmente, il tentativo di imporre delle limitazioni di natura hardware alle libertà dei clienti/utenti/consumatori non si applica solamente ai Pc: in un mondo in cui il digitale terrestre cerca disperatamente di prender piede, come potrebbero non spuntare come funghi organizzazioni tipo Dvb Project?
I membri del Dvb Project, infatti, si stanno muovendo al fine di far approvare i loro standard per la produzione dei dispositivi software e hardware necessari alla trasmissione digitale di audio e video: di fatto, quando la televisione digitale diverrà l'unico modo per fruire dei programmi televisivi (leggi l'approfondimento sul sito del Partito dei pirati italiano), saranno già state implementate pesanti tecnologie crittografiche sia software sia hardware (non crackabili, tanto per intenderci) completamente volte a impedire registrazione, copia, trasferimento e condivisione dei programmi.
Aggiungiamovi l'obbligo di aggiornamento dell'hardware e il gioco è fatto: altro che home theatre, videoregistrare un film in prima serata per visionarlo in un secondo momento (al ritorno dalla cena al ristorante?) sarà assolutamente proibito.
Bisogna cominciare ad abituarsi all'idea che le direttive Ipred (Intellectual Property Rights Enforcement Directive), che verranno approvate a giorni dal Parlamento europeo, riusciranno finalmente nella titanica impresa di garantire i diritti di proprietà intellettuale: a discapito dei diritti dei consumatori, ma questa è una quisquilia.
Gli appelli contro questo tipo di iniziative si sprecano: se ci siamo abituati al fiorire di telecamere a ogni angolo di strada in nome di una presunta sicurezza, possiamo anche adeguarci a provider che si riscoprono novelli cani da guardia.
Di questo passo, fra dieci anni un click sul risultato sbagliato di Google potrà causare danni di proporzioni immani: uno stupido virus penetrerà nel Pc sintonizzando il televisore solo sui reality show (24 ore su 24), farà partire dal cordless costosissime telefonate ai numeri a pagamento, alzerà la temperatura del frigo per mandare a male tutta la roba ivi contenuta e far rifare la spesa on line in automatico al supermercato x o y, riprogrammerà la lavatrice inserendo i lavaggi sbagliati e lo scarico a piacimento (segnatamente, quando il tubo non è posizionato nello scarico), sintonizzerà lo stereo solo su radiopubblicità, distruggerà il clima e la distribuzione del mangime nell'acquario, formatterà il cellulare e riprogrammerà la sveglia in modo che suoni sempre con almeno un'ora di ritardo, soprattutto la mattina quando ci si deve alzare per andare a lavorare.
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