Il 22 aprile scadono le convenzioni con i gestori, che chiedono più soldi. Senza accordo col governo il sistema cesserà di funzionare.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-02-2023]
Mentre l'Unione Europea inizia a posare i primi mattoni del portafogli elettronico, per quanto riguarda le identità digitali l'Italia deve affrontare un dilemma tutto suo.
Lo scorso 31 dicembre è infatti scaduta la convenzione tra il governo e gli 11 gestori dello SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale usato ormai da oltre 33 milioni di italiani per accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione, dell'Inps, della sanità e di varie altre realtà.
Per evitare il blocco del funzionamento all'inizio del 2023, la stessa convenzione è stata prorogata fino al prossimo 22 aprile, ma è chiaro che una proroga non basta: è necessario sapere quale sarà il destino dello SPID, e la questione si fa più urgente con il passare delle settimane.
Pur non avendo assunto una posizione ufficiale definitiva, inoltre, il governo ha sempre mostrato perplessità circa la prosecuzione dello SPID, preferendogli l'autenticazione basata su CIE (Carta d'Identità Elettronica), e ormai i tempi sono maturi per prendere una decisione.
Di questo avviso sono naturalmente gli 11 gestori, che da un lato temono la fine dello SPID - e per questo già si sono incontrati con il direttore generale dell'AgID (Agenzia per l'Italia Digitale), chiedendo di essere coinvolti nelle eventuali decisioni che abbiamo questo tema - e dall'altro vogliono più soldi.
L'accordo attuale - quello appena scaduto - prevede che i gestori ricevano in totale dallo Stato 1 milione di euro all'anno; ora essi chiedono che la cifra venga aumentata a 50 milioni, con una suddivisione tra gli operatori che tenga conto della percentuale di identità digitali gestite da ciascuno. A essere particolarmente interessata è Poste Italiane, che gestisce l'80% delle identità.
Lo SPID, in sé, è apparentemente un successo: è il servizio pubblico di questo tipo più usato in Europa, che nel 2022 ha permesso di eseguire oltre un miliardo di autenticazioni online.
Inoltre, secondo i gestori il solo Inps avrebbe risparmiato 100 milioni di euro nella gestione degli accessi grazie all'affidamento a SPID: pertanto - ragionano gli operatori - anche se lo Stato innalzasse la cifra versata fino ai 50 milioni richiesti si realizzerebbe comunque un risparmio.
La forza di queste posizione, unita alle già citata perplessità informali del governo, potrebbe portare a uno scontro duro tra le parti nelle prossime settimane, con esecutivo e gestori su fronti del tutto opposti; se non si arriverà a un accordo in tempi ragionevoli, la fine di aprile potrebbe addirittura coincidere con una sospensione del servizio SPID, con conseguenza pesanti per i cittadini che vi fanno affidamento.
Se poi davvero il governo decidesse di non rinnovare gli accordi e di puntare sulla CIE, possiamo comunque aspettarci guai: sebbene molti servizi già consentano di identificarsi tramite Carta d'Identità Elettronica, è difficile immaginare che il sistema riesca a reggere il trasferimento di tutti gli ex utenti di SPID dall'oggi al domani.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|
zeross