Sempre più progetti vengono posticipati, l'ultimo è il convertitore Office per Mac. Ma forse questa è la vera strategia del colosso di Redmond
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-05-2007]
In pochi giorni a Redmond si sono accorti di avere fermo l'orologio su diversi progetti. A parte il clamoroso ritardo su Windows Vista e l'abbandono di Viridian per non parlare che dei più recenti, tocca ora al convertitore per Macintosh che dovrebbe assicurare la contabilità di Office 2004 con il formato XML di Office 2007 di Vista.
La presentazione di quest'ultimo progetto d'altronde era già stato spostato da fine 2006 a marzo-aprile 2007; oggi Manda Lefèbvre, direttore di marketing per il settore Macintosh, se ne esce a dire che hanno preferito dare la precedenza alla suite Office 2008 e che era disponibile per il download un programmino per convertire gli archivi con estensione .doc in formato RTF egualmente leggibili da Office che da Mac OS X; altri convertitori sarebbero stati disponibili per Excel e Power Point probabilmente entro la prossima estate.
Fin qui nulla di nuovo, ormai questa canzone la conosciamo bene. Ma forse occorre fare una piccola riflessione, se ricordiamo che più o meno nelle stesse ore salta fuori l'acquisto di un gigante della pubblicità online del peso di aQuantive per "appena" 6 miliardi di dollari, oltretutto strapagandolo rispetto al valore di borsa.
Microsoft è un'azienda che ha un bilancio da far invidia a moltissimi stati, che con una mano ripetutamente spende miliardi senza batter ciglio mentre con l'altra si porta a casa commesse altrettanto miliardarie con Linovo; è possibile che si areni sui ritardi di produzione software avendo -oltretutto- la capacità economica di sopperire alle difficoltà destinando se del caso maggiori risorse umane e finanziarie ai progetti stessi?
Quasi quasi viene il sospetto che il ritardo cronico faccia parte di una qualche strategia commerciale, che nella stanza del potere a Redmond circoli l'idea che è meglio una pubblicità varia, costante e gratuita anche se negativa indotta dall'attesa infinita, piuttosto che (o meglio affiancata da) una pubblicità onerosa e ripetitiva.
E' un ragionamento da ancien régime, del tipo "se ne parli, anche male, purché se ne parli" piuttosto che un brusio atonico di sottofondo prodotto da mille spot imperversanti su questo o su quello, che poi nessuno guarderebbe più limitandosi a subirli con rassegnazione.
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merlin