Il piccolo libro del telefono

Sono molti, addirittura troppi, i libri che studiano i vecchi media come stampa e tv e i new media come Internet; ma al contrario sono pochi i libri che affrontino il telefono, o meglio ancora il telefonino, come mezzo di comunicazione sociale.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-09-2001]

Uno di questi è "Il piccolo libro del telefono" di Fausto Colombo, edito da Bombiani al prezzo di 9.900 lire. Fausto Colombo è docente di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa all'Università Cattolica di Milano; il suo è un breve e agile trattato di antropologia del telefono, lungo un'ottantina di pagine, che meriterebbe di essere letto anche solo per l'appendice, originale e divertente, a cura di Francesca Amè; è un'antologia sul telefono nella letteratura, con brani di De Carlo, Tondelli, Fante e Bocca.

Il libro parte da una premessa: il nostro è il Paese dei cyborg; i cyborg siamo noi che parliamo in continuazione da soli (a prima vista) per strada e in macchina, mentre in realtà comunichiamo con il nostro cellulare. Le caratteristiche che hanno determinato il successo dei cellulari e che hanno contribuito a trasformarci in cyborg sono: la leggerezza, la piccolezza, il nomadismo.

Dice Colombo: "Senza il cellulare non siamo senza qualcosa di nostro, ma senza qualcosa di noi stessi, la nostra antenna nel mondo". "Il cellulare", prosegue Colombo, "a volte ci appartiene, a volte gli apparteniamo. E' un animale-robot, che ci chiama vibrando dolcemente, come un gatto che fa le fusa. Questo è vero se pensiamo alle suonerie diverse che si possono programmare, a seconda di chi chiama, come un animale che riconosce e abbaia o ringhia a seconda chi incontra. La suoneria è anche un segno distintivo della nostra personalità".

"Tutte le volte che cerchiamo qualcosa sul piccolo schermo del cellulare, sentiamo il brivido della meraviglia per quanto è grande lo spazio dentro di noi, per quante persone e affetti può contenere, per quanto passato di esperienze può ricordare ed archiviare, magari un un'agenda".

Interessante è la riflessione sugli Sms: hanno cambiato l'assetto temporale della comunicazione telefonica; la loro caratteristica non è nè la simultaneità, come nella comunicazione telefonica a voce, nè il differimento come nella comunicazione della corrispondenza scritta. Il lancio di un Sms comporta l'attesa di una risposta quanto prima possibile, ma non solo: gli Sms sono una comunicazione scritta caratterizzata da un formato definito (poco meno di 200 caratteri), ma dopo l'uscita del libro sono stati lanciati Sms fino a 630 caratteri. Siamo poi in attesa della rivoluzione dell'Umts, con Internet sul cellulare.

Si può parlare, come hanno fatto altri, di un ritorno alla scrittura e alla letteratura; gli italiani tipicamente non sono dei grandi lettori, ma piuttosto utilizzano un genere letterario particolare, che Colombo paragona agli haiku giapponesi, caratterizzati dalla stessa brevità. Come gli haiku, gli Sms ci costringono "a esercitarci alla concisione, a esprimere concetti con una pennellata, emozioni con pochi tratti".

Nella famosa e ormai classica distinzione di Umberto Eco fra apocalittici e integrati nel giudizio sui mass-media, Colombo si può ascrivere a una corrente ottimistica e positiva: cita l'esempio di sua figlia, di cui sente ogni tanto squillare il cellulare, senza che segua una risposta, ma risponde con altre chiamate mute. Alla richiesta del padre-sociologo, la figlia risponde: "Facciamo così solo per dire che ci stiamo pensando". Sono i cosiddetti "squillini", o "ping telefonici", molto diffusi tra gli adolescenti.

Colombo conclude così il suo libro: "Forse i cittadini della società del cellulare sono eccessivi, maleducati, esibizionisti. Forse, però, sono un'altra cosa. Possono essere persone che si cercano, si stringono, si sentono unite davanti alla vita. Non è molto, in fondo. Ma non è neppure poco".

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Pier Luigi Tolardo

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