Un rapporto di Greenpeace segnala le aziende più pulite. Dubbi su questo tipo di comunicazione, che potrebbe incentivare il consumo indiscriminato.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-08-2006]
Greenpeace ha pubblicato sabato scorso la "Guida all'elettronica verde", una sorta di esame effettuato presso i 14 maggiori produttori di hardware per informatica e telefonia mobile.
PC, cellulari e apparati elettronici in genere, sono prodotti ad alta intensità energetica; la loro produzione richiede un dispendio notevole di risorse, a causa della tecnologia che inglobano e del numero elevato di componenti, ciascuno dei quali si porta dietro la propria storia di inquinamento richiesto per la propria produzione.
Inoltre la fabbricazione dei microchip, localizzata in genere in paesi in cui il controllo democratico da parte dei lavoratori è, diciamo, affievolito, causa molto spesso malformazioni e tumori a lungo termine, per gli addetti alla produzione.
La classifica riguarda esclusivamente gli effetti ecologici del processo produttivo e dello smaltimento, per cui sono state prese in esame le singole pratiche di utilizzo di prodotti chimici, in particolare l'utilizzo di PVC (polivinilcloruro), alcuni componenti banditi dall'Unione Europea e le politiche di smaltimento dei prodotti elettronici utilizzati dai clienti (e il loro riciclaggio).
In questa visione (alquanto parziale) della politica ecologica dei grandi produttori hardware, Nokia e Dell si spartiscono la medaglia di "virtuoso".
La compagnia finlandese brilla per aver eliminato PVC e i ritardanti di fiamma bromurati da tutti i propri modelli dal 2007. Il produttore di PC, invece merita la menzione per essersi dato obiettivi di basso impatto particolarmente ambiziosi.
"Bravini" anche HP (severamente criticata nei rapporti precedenti), Sony Ericsson, Samsung e Sony. Spiccano in fondo Apple e soprattutto Lenovo, desolatamente all'ultimo posto.
Il comportamento di questi due produttori è particolarmente criticabile in quanto, nelle edizioni precedenti, la mela e la IBM, che ha ceduto azienda e marchio ai cinesi di Lenovo, avevano meritato encomi.
Perplessità sull'opportunità di queste "pagelle" vengono sia dal mondo dell'industria, sia dagli stessi ambientalisti che in qualche misura si riconoscono nelle idee di Greenpeace.
I primi sottolineano come i giudizi siano stilati in base a documenti pubblici delle aziende, e quindi possono premiare tendenzialmente i bugiardi e gli ottimisti.
Per i secondi, invece, l'aspetto del processo produttivo è solo una parte dell'impatto ecologico dei prodotti elettronici. La vita utile dei prodotti potrebbe variare in modo decisivo la loro valutazione ambientale.
Supponiamo che un produttore di cellulari adotti politiche di processo che hanno un impatto del 15% inferiore alla media dei concorrenti. Supponiamo inoltre che i suoi clienti tendano a sostituire il cellulare con frequenza doppia, per effetto delle politiche di marketing della stessa casa.
L'impatto ecologico di questa casa sarà, per ogni cliente, superiore del 70% alla media dei concorrenti. La stessa comunicazione di Greenpeace, quindi, potrebbe incentivare la sostituzione di apparecchi ancora funzionanti, a vantaggio delle aziende etichettate come virtuose.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|