Secondo la Corte Europea dei diritti dell'uomo, chi è stato prosciolto non deve essere trattato come un criminale riconosciuto.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-12-2008]
In Gran Bretagna chi viene sospettato di un crimine deve fornire un campione di Dna che poi verrà immesso nel database nazionale e lì resterà indefinitamente anche se il suo proprietario sarà dichiarato innocente.
Almeno, questa è la pratica in vigore fino a oggi. La Corte Europea dei diritti dell'uomo ha deciso di porvi fine, e stabilito che le informazioni sugli 857.000 innocenti presenti nei sistemi debbano essere rimosse.
Entrare nel database non era difficile. Qualche tempo fa destò una certa attenzione la notizia di un ragazzo arrestato (e dunque costretto a fornire il proprio Dna) perché viaggiava di notte, in metropolitana, a luglio, con una giacca giudicata dai poliziotti "troppo pesante per la stagione" e uno zaino sospetto (che era poi la borsa del laptop).
Se le informazioni sul Dna di chi viene prosciolto restano registrate, gli innocenti rischiano di venire trattati allo stesso modo dei criminali riconosciuti: per questo la Corte ne ha ordinato la cancellazione.
Inoltre, dato che dal Dna si possono ricostruire i legami familiari, la conservazione indefinita dei dati relativi al codice genetico può interferire con il diritto al rispetto per la vita privata, sancito dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti Umani.
Jacqueline Smith, Ministro dell'Interno del Regno Unito, è rimasta molto delusa dalla decisione della Corte e ha promesso la costituzione di un gruppo di lavoro che riferirà a Strasburgo il prossimo marzo sui passi compiuti dal governo.
"Credo che il Dna e le impronte digitali giochino un ruolo inestimabile nella lotta al crimine e nel consegnare le persone alla giustizia. La legge esistente resterà in vigore mentre consideriamo attentamente il giudizio" ha concluso il Ministro, che dunque non sembra avere intenzione di cedere tanto facilmente.
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