L'addio a Wind di Tatò

Franco Tatò, amministratore delegato dell'Enel e fondatore di Wind, non è stato confermato dal governo Berlusconi alla guida del colosso elettrico-telefonico italiano, nonostante sia stato l'uomo che ha risanato i conti della Fininvest nel momento della sua peggiore crisi, quando era sull'orlo del fallimento. Fare fuori Tatò, il manager che più si è impegnato nel costruire la nuova Wind è stato un favore dovuto a Marco Tronchetti Provera e alla sua Telecom Italia?



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-06-2002]

Il Governo Berlusconi è finalmente uscito con la sua lista di nomine per gli enti e le aziende controllate dallo Stato italiano e, quindi, dal Governo. Alcune scelte sono ispirate dalla continuità come per il vertice Eni, altre vedono entrare in gioco persone molto legate, personalmente, a Berlusconi che, non si dimentichi, è uno dei maggiori businessman italiani. Altre nomine sorprendono come quella che vede uscire di scena Franco Tatò, Amministratore Delegato dell'Enel e fondatore e Presidente del gestore telefonico Wind, questo nonostante Tatò sia l'uomo che negli anni '90 ha salvato la Fininvest, e quindi il suo proprietario Berlusconi, dal fallimento che sembrava inesorabile.

Franco Tatò esce e ci si deve chiedere che fine farà il progetto industriale di Wind, da cui i francesi di France Telecom, alle prese con una grave crisi finanziaria, vogliono uscire, cedendo la propria quota all'Enel.

Wind era stata fondata da Tatò, che cercava di diversificare le attività Enel in vista della fine del monopolio e della liberalizzazione del mercato dell'elettricità, quando, uno dei primi giorni che si trovava nel suo ufficio al quartiere generale dell'ente, chiedendo che gli passassero un numero di telefono gli era stato domandato, dal centralino, se voleva la telefonata su linee Enel o Telecom.

Tatò aveva scoperto che l'Enel disponeva della maggiore rete di Tlc, anche su fibra ottica e satellite, del Paese dopo quella Telecom Italia, con più di mille addetti, capillarmente diffusa lungo gli elettrodotti dalle grandi metropoli alle zone impervie di montagna. Con questo aneddoto Tatò raccontava la decisione dell'Enel di entrare nella telefonia, da cui lo Stato usciva privatizzando la Telecom.

Bisogna dire che, aneddoti a parte, l'ingresso nelle Tlc, creando con Wind un operatore del mobile e del fisso, rientrava in una strategia precisa di fare di Enel una "multiutility" dei servizi a rete: le Tlc con Wind, ma anche l'acqua con il tentativo, non riuscito, di acquisire l'Acquedotto Pugliese e poi il gas, con l'acquisto della Camuzzi che ha permesso all'Enel di essere dopo l'Eni il maggiore fornitore di gas in Italia. La telefonia, il gas, l'acqua, la luce, un impero che sarebbe dovuto entrare in tutte le case italiane: con bollette uniche, sconti complessivi in base ai consumi di ogni tipo.

Ogni tanto Tatò se ne usciva dichiarando l'interesse dell'Enel per la Lottomatica o per un eventuale privatizzazione di una rete televisiva Rai, intanto, veniva creata una società per l'e-learning, la Sfera. L'ultimo colpo Franco Tatò lo aveva segnato acquisendo, e fondendo con Wind, la seconda società telefonica italiana, la Infostrada, facendo così di Wind oltre che il terzo gestore di telefonia mobile, il secondo di telefonia fissa ed il primo Internet provider con la fusione di Iol e Inwind e la nascita di Libero.

Questa frenetica attività di Wind e del suo Presidente Franco Tatò, aveva provocato le forti critiche di An, partito della coalizione di governo, che avrebbe voluto, per bocca del suo esponente ed attuale Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, un riposizionamento dell'Enel sul suo business core, cioè l'elettricità, ed un minore impegno sul fronte telefonico.

Al Ministro delle Comunicazioni si era aggiunta la voce di Marco Tronchetti Provera, Presidente e maggiore azionista di Telecom Italia che, nel corso della recente assemblea degli azionisti di Telecom, aveva lamentato che la sua azienda doveva reggere la concorrenza d soggetti controllati e finanziati dallo Stato italiano e da altri Stati europei come, appunto Wind, controllata da Enel e France Telecom.

In questi giorni il crollo dei titoli telefonici, nelle Borse mondiali, aveva messo in evidenza che l'operazione Infostrada ha comportato, secondo i listini di oggi, un onere per l'Enel che un'eventuale quotazione in borsa di Wind non riuscirebbe a coprire completamente.

Da qui, dal crollo dei titoli Tlc, fuoco incrociato su Tatò, la decisione di mettere da parte Tatò. Questo significherà nel tempo un progressivo disimpegno dell'Enel dalle telecomunicazioni? Un' eventualità del genere significherebbe lasciare campo libero a Telecom Italia, un ritorno, di fatto, al monopolio, un favore e un piacere a Tronchetti Provera. Il Governo ha in mente questo?

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Pier Luigi Tolardo

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